ASTOLFO: SCHEDA FILM E REGISTA
Commedia
Regia di Gianni Di Gregorio
Italia, 2022 – 97′
con Stefania Sandrelli, Gianni Di Gregorio, Simone Colombari
LA TRAMA
Astolfo è un professore in pensione settantenne che vive a Roma in un appartamento da cui viene garbatamente sfrattato dalla sua proprietaria. Gli affitti sono saliti a Roma e Astolfo decide di tornare nella provincia, sulle colline di Artena dove è situato il suo palazzo nobiliare di famiglia. I grandi salotti pieni di polvere e ormai decadenti sono abitati da un paesano a sua volta sfrattato dalla ex moglie. Insieme decidono di affrontare il presente, il sindaco, che si è appropriato delle sue terre (per costruire villette) appartenute in un tempo remoto alla sua famiglia, e un prete invadente e perfido, che ha murato il suo salone e occupato le sue stanze per fare una sala di musica per i suoi ragazzi della parrocchia. Però arriva Stefania, una ancora affascinante signora presentata da suo cugino un po’ dongiovanni, la quale minerà la sua tranquilla e posata vita.
LA RECENSIONE
UNA FAVOLA SCANZONATA, MERAVIGLIOSAMENTE INTERPRETATA, TRA RIMANDI EPICI E DIGRESSIONI LIRICHE.
Seconda volta fuori porta per Gianni Di Gregorio e quinta volta sullo schermo per il suo personaggio romano, chiamato archetipicamente “il professore”.
Un vecchio ragazzo, un po’ smarrito e vagabondo, che attraversa la vita con una sorta di candore e di inerzia gioiosa. Un’attitudine che è una dichiarazione di estetica, una maniera di abitare poeticamente il mondo che apre con Astolfo una possibilità. Spalanca un orizzonte nuovo che risale le colline laziali fino ad Artena, un piccolo comune di anime placide.
Erede di un paladino franco che fece l’impresa, quella grande e cavalleresca che lustra il blasone, annette terreni e ritrova il senno di Orlando, Astolfo è l’inverso del suo antenato, una creatura alla ricerca di un riparo. Non cavalca ippogrifi ma una Panda che lo conduce lontano dall’agitazione urbana verso un luogo bucolico dove scrive un’altra delle sue avventure, una favola scanzonata, meravigliosamente interpretata, che ha ancora una volta il merito di rendere visibile la vecchiaia.
Se tutte le strade portano a Roma, qualcuna permette di uscirne. Per necessità. Un contratto d’affitto scaduto e una pensione minima. Ma anche lontano dalla capitale, le relazioni umane, l’amicizia e l’aiuto reciproco restano il cuore battente del suo cinema dagli accenti romani affilati. Le espressioni dialettali che punteggiano le sue conversazioni, la sua ironia, la sua grande cultura e la sua ‘ignoranza’ tranquilla disegnano la sua appartenenza a una città e a un territorio che a questo giro di auto si allarga a comprendere la bella provincia laziale.
“Quivi ebbe Astolfo doppia meraviglia: che quel paese appresso era sì grande, il quale a un picciol tondo rassimiglia a noi che lo miriam da queste bande…“. Lo spazio che si apre agli occhi del nostro Astolfo non è la Luna di Ariosto ma come “lassù” ha fiumi, laghi e
campagne, città, valli e castelli dove una dama lo attende da sempre. È Stefania (Sandrelli), musa discreta e determinata, che lo innamora.
Gianni Di Gregorio non nasconde niente sotto le borse degli occhi, le rughe della vita, il desiderio che lo assilla e che finalmente soddisfa fuori dalle mura dell’Urbe. Se il regista infonde al suo avatar la stessa nonchalance bonaria, costruendo il suo film su una pacata verve dialogica, Stefania Sandrelli impone ancora la sua bellezza di vergine siciliana, sedotta ma non abbandonata perché Astolfo la porta via con sé. Al ritmo calmo e tranquillo della sua Panda bianca. Un movimento in avanti che lo mette al riparo da qualsiasi sospetto di immobilismo, anche quando si adagia sugli allori di un’italianità senza tempo.
Marzia Gandolfi – scrittrice, critico cinematografico, redattore MyMovies
IL REGISTA
GIANNI DI GREGORIO
Roma
19 febbraio 1949
Curioso sceneggiatore italiano che è passato alla regia cinematografica nella seconda parte della sua carriera con grandissimo successo.
Studente di sceneggiatura e di recitazione sotto Alessandro Fersen, inizia la sua carriera come sceneggiatore di pellicole di Felice Farina e di Marco Colli.
Negli Anni Novanta, diventa aiuto regista di Matteo Garrone con Paolo Sassanelli e
con Vitaliano Trevisan e Michela Cescon.
Nel 2008, finalmente, si concede il suo debutto alla regia con Pranzo di ferragosto,
una commedia sulla terza età nella quale racconta la storia di un uomo, costretto a
occuparsi della madre a tempo pieno, ma che per estinguere i suoi debiti accetta di
accudire anche altre anziane sotto pagamento. La storia, scritta da lui stesso, attinge
a piene mani dalla sua vita. Il coraggio mostrato nel portare sul grande schermo una
storia di “vecchiette” ha però buonissimi frutti che lui e il suo produttore (l’amico
Matteo Garrone) raccolgono con sincero entusiasmo. Viene paragonato a Eduardo De
Filippo, ma soprattutto il film gli fa ottenere il David di Donatello e il Nastro d’Argento
come miglior regista esordiente.
Lo stesso anno, otterrà anche il David di Donatello e l’European Film Award per la
sceneggiatura del film Gomorra.
Nel 2011, cercherà di replicare il buon risultato di Pranzo di Ferragosto (2008) con
Gianni e le donne.
Dopo Buoni a nulla (2014), da lui diretto e interpretato, dirige Lontano Lontano (2020), film interpretato da Ennio Fantastichini, Giorgio Colangeli e Di Gregorio stesso, che ha ottenuto 2 candidature ai Nastri d’Argento, e ha vinto un David di Donatello per la miglior sceneggiatura non originale. Il film è tratto dal suo racconto “Poracciamente vivere”, pubblicato da Sellerio Editore nell’antologia “Storie dalla città eterna”.
Nel 2022 dirige Astolfo.
MGF