Con questa nuova stagione che sta per iniziare dopo tante difficoltà, ci siamo posti l’obiettivo della ricerca della Bellezza, di stupirci e di camminare insieme nella cultura come ricchezza dell’umano e del credo.

Chi meglio, per iniziare a guidarci in questo cammino, di S. Francesco, colui che ha immortalato tutta la bellezza del creato nel Cantico delle Creature, le cui parole hanno il potere di affascinarci e lasciarci a bocca aperta ancora oggi dopo secoli?

La nostra stagione inizia perciò sabato 25 settembre alle ore 21 con questo spettacolo teatrale Sacro:

FRANCESCO DI TERRA E DI VENTO

messo in scena dalla Compagnia Teatrale TEATRO MINIMO di Bergamo, con Manuel Gregna, Tom Paganoni, Giovanni Soldani, la collaborazione drammaturgica di Giulio Minuscoli e la regia di Umberto Zanoletti.

Così ce ne parlano i protagonisti:
“Tre attori, qualche volta narratori, spesso personaggi, reali, inventati, che raccontano Francesco.
Un Francesco forse un po’ distante dall’iconografia tradizionale, ma presuntuosamente nostro. ‘Nostro’ perché l’abbiamo vissuto interiormente, emotivamente, dopo essercelo fatto raccontare da altri, anche ad Assisi.
Stupore, diffidenza, sorpresa, passione: questi diversi atteggiamenti hanno contraddistinto la nostra difficile ricerca. Più volte ci siamo trovati di fronte a quest’uomo, alla sua proposta e alla sua sofferenza a chiederci mille perché. Su di lui e su di noi.
Abbiamo iniziato a scambiarci alcune perplessità, le stesse degli abitanti di Assisi nel 1200, ma non ci siamo voluti fermare lì.
Abbiamo immaginato e capito la paterna disperazione di Bernardone, umiliato e sconfitto in piazza ad Assisi. Con fatica abbiamo immaginato Chiara e Francesco che parlano d’amore, di un amore eterno.
Siamo stati alla Verna dove abbiamo calpestato le foglie di faggio secche e abbiamo toccato le pietre fredde e umide dove Francesco dormiva.
Abbiamo sentito il vento freddo soffiare di notte, tra i lecci dell’Eremo, che portava l’odore della terra umbra. E abbiamo cercato di capire dove Francesco trovasse i motivi per scrivere il Cantico delle Creature.
Abbiamo tentato di immaginare l’uomo, con se stesso, tra gli uomini e qualche volta di fronte a Dio.
Spesso ci è sembrato sofferente, e così lo abbiamo raccontato… scoprendo la sua infinita serenità.”

Ecco alcune immagini della rappresentazione:

La Compagnia TEATRO MINIMO viene fondata ad Ardesio (BG) nel 1994 su iniziativa di Umberto Zanoletti, diplomato in Regia teatrale alla Scuola di Specializzazione in Comunicazioni Sociali dell’Università Cattolica di Milano. Oggetto della ricerca di TEATRO MINIMO è il tentativo di unire la sobria oralità del teatro di narrazione ad un tessuto sonoro che si ispira alla musica naturale della quotidianità, trasformandola e adattandola alla voce del racconto.

L’ingresso è gratuito, ma i posti come sapete sono ridotti causa normative Covid, è quindi preferibile prenotare all’indirizzo mail info@fratellosole.it

Ricordiamo che l’ingresso è consentito solo a chi è in possesso di Green Pass.

 

Per chi vuole approfondire la conoscenza della compagnia teatrale e dei vari loro spettacoli può visitare il loro sito a questo link:

https://teatrominimo.weebly.com/

oppure guardare un breve video a questo link:

https://www.youtube.com/watch?v=FZG1JRfCbzk&t=18s

Vi aspettiamo!

MGF

 

Abbiamo rubato questa semplice frase attribuita a Galileo Galilei perché rispecchia esattamente quello che succede nelle nostre sale in questi giorni.

E’ maggio 2021, mentre vi scriviamo, ed è passato più di un anno da quando il nostro e vostro cinema era nel pieno della sua attività: un anno e più lunghissimo, pesante, interrotto solo da una breve pausa illusoria nel mese di ottobre, seguita da un’altra ennesima lunga chiusura.

Un anno di pandemia, un anno di sofferenze, un anno di restrizioni e di fatiche, di incertezze e di timori.

Nonostante il via libera alla riaperture delle sale cinematografiche, abbiamo deciso di aspettare ancora un po’; sapete ormai che a inizio giugno ogni anno chiudiamo per riposo estivo: ci sembrava inutile “arrabattare” qualche spettacolo per poco tempo, senza un filo logico, senza la precisione e l’attenzione che ci ha sempre caratterizzato in questi anni passati insieme a voi. Abbiamo preferito avere i mesi estivi a disposizione per organizzare una nuova stagione ben definita, con la prospettiva di una apertura finalmente definitiva e il mantenimento costante di ciò che programmeremo, sperando che la campagna vaccinale prosegua a spron battuto e si possa dare un freno definitivo al maledetto virus.

Ma, tornando al titolo, qualcosa “eppur si muove”: sabato sera abbiamo ospitato uno spettacolo di cabaret con Massimo Costa, Enrico Luparia e Carlo de Benedetto, tre comici famosi e conosciuti da molti di voi perché visti nei vari programmi TV comici (Colorado, Camera Cafè, Eccezionale veramente).

La settantina di persone presente si è potuta sedere ancora una volta sulle poltroncine del nostro cinema, passando una serata in allegria e dimenticando per un paio d’ore la gravosità di questi tempi bui.

Ora il teatro andrà avanti “morbidamente”, con qualche piccolo evento riservato alle scuole, in attesa della ripresa vera e propria, come nostro solito, a fine settembre.

Vi auguriamo una serena estate e confidiamo nel vostro ritorno a settembre, per riprendere da dove ci eravamo lasciati.

MG

 

Carissimi,
sono passati molti giorni da quando avete varcato per l’ultima volta la soglia del Fratello Sole, giorni che per tutti sono stati difficili e talvolta spaventosi.
Preda di un nemico invisibile e insidioso, abbiamo dovuto chiudere le porte del Teatro, negandoci la possibilità di godere di bei film e incontri, e di coltivare le nostre care vecchie abitudini che ci consentivano di creare con voi piacevoli rapporti di amicizia.

L’ultimo Decreto Ministeriale permetterà l’apertura dei cinema da metà giugno, periodo in cui noi abitualmente chiudiamo per il riposo estivo, quindi passerà ancora qualche mese prima di poterci rivedere, periodo che sfrutteremo al meglio per identificare le strategie da mettere in atto per rendere sicuro l’accesso al nostro Teatro.

Fiduciosi di rivedervi tutti quando finalmente saremo in grado di riaprire e di garantire al contempo la vostra e la nostra salute, vi abbracciamo virtualmente con l’usuale affetto, nella speranza di ritrovare presto il calore della vostra presenza nel nostro amato Cinema.

La Direzione e lo Staff del Fratello Sole

“Figli di Gondor! Di Rohan! Fratelli miei! Vedo nei vostri occhi la stessa paura che potrebbe afferrare il mio cuore! Ci sarà un giorno in cui il coraggio degli uomini cederà, in cui abbandoneremo gli amici e spezzeremo ogni legame di fratellanza, ma non è questo il giorno! Ci sarà l’ora dei lupi e degli scudi frantumati quando l’era degli uomini arriverà al crollo, ma non è questo il giorno! Quest’oggi combattiamo! Per tutto ciò che ritenete caro su questa bella terra, v’invito a resistere! Uomini dell’Ovest!”

(dal discorso di Aragorn di fronte al Nero Cancello, Il Signore degli Anelli – Il Ritorno del Re. Regia di Peter Jackson, 2004, tratto dal romanzo di J.R.R. Tolkien)

I MIGLIORI ANNI DELLA NOSTRA VITA

Regia di Claude Lelouch – Francia, 2019 – 90′
con Anouk Aimée, Jean-Louis Trintignant, Marianne Denicourt

Jean-Louis (Jean-Louis Trintignant) e Anne (Anouk Aimée) si sono conosciuti molto tempo fa e hanno condiviso una storia d’amore di grande intensità. Oggi l’uomo è un ex pilota da corsa e avrà l’occasione di rivedere la donna che non è riuscito, con suo enorme scoramento, a tenersi accanto.

E’ il terzo film di Claude Lelouch dedicato ai suoi due celebri innamorati e segue Un uomo, una donna (1966), grande classico, e il successivo sequel Un uomo, una donna oggi.
Cinefila operazione nostalgia in cui i due interpreti cult (Aimée e Trintignant), continuano a bucare lo schermo. Si fa un po’ abuso degli spezzoni del film del ’66, ma l’intrecciarsi di immagini e sospiri del tempo andato producono una sensazione di malinconia comunque inalienabile. Indimenticabili le note di Francis Lai.

Paolo Castelli

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IL REGISTA INCONTRA DI NUOVO LE STRADE DI JEAN-LOUIS E ANOUK PER RIFLETTERE SUL MISTERO DELLA VITA E SU QUELLO DEI SENTIMENTI

Giancarlo Zappoli – Mymovies

Jean-Louis Duroc, un tempo campione a livello internazionale di auto da corsa, si trova ora in una casa di riposo. La sua memoria talvolta vacilla ma su un punto rimane stabile: il ricordo della storia d’amore vissuta con Anne Gauthier 50 anni prima. Il figlio Antoine ne è consapevole e decide di andarla a cercare. Se Anne accetterà di recarsi a trovarlo questo forse potrà fare del bene a suo padre. Anne accetta.

Il mondo del cinema ha delle sue specificità alcune delle quali possono sembrare in contraddizione tra di loro ma, per fortuna, si tratta di una contraddizione salvifica. Perché si può tranquillamente bypassare il fatto che nel 1986 Claude Lelouch aveva già fatto reincontrare Jean-Louis Trintignant e Anouk Aimèe (ovvero Jean-Louis Duroc e Anne Gauthier) in Un uomo una donna oggi film che non è da annoverare tra i suoi esiti migliori. I due si ritrovavano e comprendevano di non poter fare a meno l’uno dell’altra. Ma il cinema fortunatamente può anche essere memoria attiva e allora ben venga che Lelouch dimentichi e ci faccia dimenticare quel film non riuscitissimo (salvo per alcune immagini in cui si vede Jean-Louis gravemente ferito per un incidente) per proporci invece uno delle sue opere più intime e capaci di suscitare emozioni.

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IMPRESSIONISTI SEGRETI

Docu-film diretto da Daniele Pini

Un viaggio immersivo all’interno dell’intimità degli impressionisti e dei loro quadri che si propone di offrire una visita “privilegiata” che stimoli la curiosità degli spettatori e regali loro una prospettiva sulle opere complementare all’esperienza dal vivo, permettendo agli spettatori in sala di immergersi nel lavoro dei pittori e coglierne dettagli inediti.

“IMPRESSION: SOLEIL LEVANT”

di Beatrice Fiorello

Pierre-Auguste Renoir, Pins aux environs de Cagnes -1910

L’Impressionismo è la prima corrente artistica successiva al Medioevo che si distacca dalla rappresentazione fedele della realtà per quanto riguarda la resa pittorica. Spesso ancor oggi vista con malcelato dubbio, costituisce invece una geniale rielaborazione dell’arte, che proprio in quel periodo stava perdendo la sua funzione principale. Con la nascita e il rapidissimo sviluppo della fotografia, infatti, molte prestazioni sociali passano dal pittore al fotografo e l’opera d’arte diventa un’attività di élite, un prodotto eccezionale che può interessare solo un pubblico ristretto e ha quindi una portata sociale limitata. E i pittori non possono certo impedire lo sviluppo tecnologico, né possono ignorare il problema: intestardirsi a praticare un’arte morente li avrebbe solo portati alla rovina.

 

Impression, soleil levant – C. Monet – 1872

Per cui, un manipolo di artisti sviluppano un nuovo concetto di arte, non più inteso come ricerca della massima precisione: a quello ormai provvedeva la fotografia, e in maniera molto più precisa e dettagliata di quanto avrebbe mai potuto fare un artista, perché all’occhio umano, anche al più allenato, sfuggono invariabilmente dettagli che la fotografia per forza di cose invece è in grado di cogliere. Gli artisti, ora, si indirizzano verso l’impressione delle cose. Ma soffermiamoci sul termine appena citato che dà il nome all’intero movimento: impressione. Il termine, evocativo per chi conosce la materia e incredibilmente calzante per lo stile artistico, nasce in realtà come insulto. Alla prima mostra di questo nuovo tipo di arte, infatti, che si tenne nel 1874 presso lo studio del fotografo Nadar, un critico sostenne che il titolo dell’opera “Impression: Soleil Levant” di Claude Monet fosse pienamente appropriato, perché trovava che il quadro fosse così brutto da fare impressione.

La definizione poi è stata assunta quasi per sfida da Monet e dagli altri seguaci della nuova arte, tra cui ricordiamo Renoir, Degas, Cézanne, Pissarro e Sisley, ma in realtà è davvero appropriata, anche se non per i motivi che spinsero l’anonimo critico ad utilizzarla. Infatti, più che ricercare una riproduzione perfetta, gli Impressionisti vanno in cerca di sprazzi momentanei, studiano l’incidenza della luce a diverse ore del giorno, in diverse stagioni e in diverse condizioni atmosferiche, fino a creare immense serie di opere che sono uguali l’una all’altra solo in apparenza: con tratti rapidi di pennello, accostamenti di colore quasi brutali e certo non tecnicamente mirabili, riescono tuttavia a rendere alla perfezione l’idea delle condizioni in cui l’opera è stata dipinta.

 

Guardando le serie dei Covoni o della Cattedrale di Rouen di Monet, principale esponente della corrente artistica, ci sembra quasi di respirare l’aria bollente e come torbida di un’estate canicolare, quasi avvertiamo il gelo di un tardo pomeriggio piovoso di novembre, possiamo quasi sentire i grilli che friniscono o il chiacchiericcio distratto dei passanti. Rimane una sorta di realismo, dunque, ma fine a se stesso: il paesaggio è sempre riconoscibile e tratteggiato in maniera esplicita ed efficace, ma non si ricerca più la precisione del singolo dettaglio, se visti da vicino i colori sfumano l’uno nell’altro fino a creare una macchia colorica indecifrabile, ma se guardati dalla giusta prospettiva catturano aspetti della realtà forse non replicabili tramite la classica tecnica pittorica d’Accademia.

 

Campo di papaveri – Claude Monet – 1879

Cambia anche la modalità di esecuzione: per rendere bene una specifica condizione, mettiamo caso un campo di grano a novembre alle undici di un mattino soleggiato, è chiaro che non si può più organizzare un lungo ragionamento preparatorio, compreso di studi sulle ombreggiature, sugli eventuali personaggi, la prospettiva e le sfumature di colore. Si sviluppa così la cosiddetta pittura en plein-air, una tecnica rapida e incisiva che porta a compimento l’opera nel giro di poche ore, o addirittura poche decine di minuti. Il risultato è uno studio istintivo, quasi animale, delle ombre colorate e dei rapporti tra i colori complementari.

 

Berthe Morisot, Devant la psyché (1890

Non c’è alcun discorso macchinoso di simbologie e significati astrusi, come fu nel Rinascimento e come sarà più avanti per correnti come il Cubismo o il Simbolismo: ci sono solo l’artista, il soggetto, e le molecole di luce e colore che lo compongono. È una tecnica rapida e priva di ritocchi, alla costante ricerca dell’impressione luminosa resa con pure note cromatiche. Gli Impressionisti rifuggono dalla “poeticità” del motivo, dell’emozione e della commozione romantiche e dimostrano con pennellate piccole ma incisive che l’esperienza della realtà tramite la pittura è un’esperienza piena e legittima, che non può essere sostituita da un mero strumento scientifico. Questo è il vero valore dell’Impressionismo: la spinta verso l’esperienza diretta del reale, senza tramiti, solo uomo e natura. Il solo autentico modo per trovare se stessi nel tutt’uno dell’universo.

 

Fonte: P.Argan, C.Boer, L.Lanzotti, Giulio Carlo Argan: l’Ottocento. 2004, Sansoni per la scuola, Milano

 

Pierre Auguste Renoir – La Seine а Champrosay 1876

“Com’è difficile capire nel fare un quadro qual è il momento esatto in cui l’imitazione della natura deve fermarsi. Un quadro non è un processo verbale. Quando si tratta di un paesaggio, io amo quei quadri che mi fanno venir voglia di entrarci dentro per andarci a spasso.”
Pierre-Auguste Renoir