Regia di Riccardo Milani – Italia, 2022
con Pierfrancesco Favino, Miriam Leone, Pietro
Sermonti
Durata 113′

 

 

 

 

LA TRAMA

Corro da te, film diretto da Riccardo Milani, racconta la storia di Gianni (Pierfrancesco Favino), un cinquantenne proprietario di un grande brand di scarpe da running, noto in tutti il mondo. È un uomo in carriera e, dato il suo prodotto, anche uno sportivo, ma non ha una compagna, anzi è un convinto dongiovanni, che non perde occasione per conquistare una donna dopo l’altra, soprattutto se molto attraenti e più giovani di lui.
Quando sua madre muore, suo fratello gli consegna le chiavi della casa del genitore per andare nell’appartamento della defunta, un tempo inferma, così da recuperare le sue cose. Accidentalmente Gianni si siede sulla sedia a rotelle della madre e in quel momento entra nell’appartamento Alessia, la nuova vicina di casa, che convinta che lui sia disabile si offre per fargli assistenza. È così che Gianni, pronto a questa nuova conquista, si finge paraplegico per far leva sulla pietà della ragazza, pur di sedurla. Pietà… già, perché secondo l’uomo questo è l’unico sentimento che una persona affetta da disabilità può provocare in un’altra sana. Sarà costretto a ricredersi, però, quando una domenica Alessia lo invita nella casa in campagna della sua famiglia e lui incontra la sorella della ragazza, Chiara (Miriam Leone), una bellissima donna costretta sulla sedia a rotelle da un incidente, da cui rimane subito affascinato. Poiché entrambi paraplegici – o almeno questo è quello che crede Chiara – finiscono per avvicinarsi sempre più, tanto che l’uomo inizia a provare dei veri sentimenti per la ragazza, rivalutando la sua visione della disabilità e anche dell’amore. Chiara, però, ignora che lui sia capace non solo di camminare, ma addirittura di correre.

 

LA RECENSIONE

IL CORPO E LA BELLEZZA, LA DISABILITÀ E I RITI STANCHI DELLA SEDUZIONE SERIALE. CORRO DA TE È UNA COMMEDIA ROMANTICA E BRIOSA

Corro da te è un fedele remake della commedia francese Tutti in piedi, primo film da regista del francese Franck Dubosc, che da anni porta in televisione e al cinema proprio l’immagine di Gianni, quella del playboy un po’ mitomane. La versione italiana riesce a rendere bene la dimensione credibile, sempre umana ma non superficialmente retorica, della parabola dell’egoista misogino convertito come da manuale a una visione meno egoriferita del mondo. La disabilità è raccontata con salvifica ironia, arma molto frequentata da chi ci convive tutti i giorni, ma meno frequentemente da chi mette in atto quella forma di distanziamento, camuffato da solidarietà, rappresentato da un politicamente corretto di facciata che rappresenta, formula vuota dopo formula vuota, una presa di distanza.

Sana perfidia aleggia nelle dinamiche comiche di questa commedia, secondo le regole più nobili del genere ormai scolorite. Nel mettere in evidenza il cameratismo decadente del maschio alfa, lo scompone nelle sue componenti più meschine, ma soprattutto ne smaschera il patetico senso di inadeguatezza che lo caratterizza. Evidente che vivere su una sedia a rotelle (seppure per pochi momenti di travestimento) cambierà per sempre Gianni, ponendolo di fronte a riti stanchi ormai fuori tempo massimo, a un gioco ripetuto all’infinito non più liberatorio, ma involontario come quello di un criceto sulla ruota.

La corsa, il movimento, l’avvicinarsi e l’allontanarsi sono i moti prima di tutto emotivi al centro di questa commedia romantica messa in scena da Riccardo Milani, che poggia su una scrittura accurata e interpretazioni convincenti. Non solo Pierfrancesco Favino e Miriam Leone funzionano bene nel loro moto perpetuo oscillatorio, ma anche gli interpreti di contorno sono caratteristi decisamente in parte, da Pietro Sermonti a Vanessa Scalera, da Pilar Fogliati a un’ultima toccante apparizione della splendida Piera Degli Esposti.
Cinema artigianale in senso nobile, costruito con attenzione e rispetto, per i suoi personaggi e per il pubblico che avrà voglia di vederlo.

Mauro Donzelli – critico e giornalista cinematografico

 

IL REGISTA

Riccardo Milani

Roma, 15 aprile 1958

“Non credo ai film necessari, credo ai film utili”. Riccardo Milani nasce e cresce a Roma dove frequenta l’ambiente della Scuola nazionale di Cinema, debuttando come aiuto regista in Il giudice istruttore di Gianluigi Calderone nel 1987. La gavetta nel mondo del cinema continua
assistendo registi come Nanni Moretti, Mario Monicelli e Daniele Luchetti, e lavorando al fianco di grandi attori come Nino Manfredi, Enrico Montesano, Giancarlo Giannini e Silvio Orlando.
L’esordio vero e proprio da regista arriva nel 1997 quando realizza la commedia Auguri professore. Due anni dopo si conferma con La guerra degli Antò, commedia in tono minore rispetto alla precedente, ma che comunque lascia trapelare le linee guida per l’interpretazione
della poetica dell’autore. Milani infatti concentra gran parte della sua attenzione a quella popolazione per così dire “bassa”, ponendosi in contrapposizione rispetto a tanto cinema italiano contemporaneo che da tempo ha issato a simbolo della rappresentazione filmica la classe media.
Dal 2000 inizia a lavorare nel mondo della pubblicità realizzando diversi spot. Per la televisione inizia a collaborare anche nel mondo delle fiction curando la regia di diverse puntate di La Omicidi e Il sequestro Soffiantini.
Nel 2003 torna sul grande schermo con un film per il quale realizza anche la sceneggiatura: Il posto dell’anima, interessante sotto diversi aspetti, e interpretato da Michele Placido e Claudio Santamaria, con i quali il regista sembra stringere una fruttuosa collaborazione.
Nel 2007 sempre per il grande schermo realizza Piano, solo, film biografico dedicato alla drammatica esistenza di Luca Flores, geniale pianista jazz morto suicida prima di compiere quarant’anni. Interpretata da Kim Rossi Stuart, Jasmine Trinca e Paola Cortellesi, la pellicola
rappresenta per certi versi la summa della carriera artistica e personale di Milani, un regista profondamente legato alle tematiche care al neorealismo italiano e a quel cinema volto a investigare le anime e le vite degli ultimi, dei disagiati.
Nel 2008 dirige le fiction Tutti pazzi per amore e Tutti pazzi per amore 2. Dopo la serie in sei puntate Una grande famiglia, girata nel 2012, torna al cinema con la commedia Benvenuto Presidente!, in cui il bibliotecario di montagna Claudio Bisio viene eletto per errore Presidente
della Repubblica.
Dirige la moglie Paola Cortellesi, dalla quale ha avuto un figlio in Scusate se esisto!, Mamma o papà?, Come un gatto in tangenziale e Come un gatto in tangenziale – Ritorno a Coccia di morto.

 

MGF