Regia di Baz Luhrmann – USA, 2022
con Austin Butler, Tom Hanks, Helen Thomson
Durata 159′

 

 

 

 

 

 

 

LA TRAMA

Elvis, film diretto da Baz Luhrmann, racconta la vita del Re del Rock and Roll, Elvis Presley (Austin Butler), mostrando la sua ascesa e il suo successo, che gli hanno permesso di diventare una delle icone del panorama culturale americano, spazzando via anche parte dell’innocenza del tempo. Di particolare rilevanza sarà il rapporto con il suo manager, il colonnello Tom Parker (Tom Hanks), con il quale Elvis intreccerà un sodalizio artistico della durata di circa vent’anni. Il film si concentra proprio su questo rapporto complesso, a partire dall’ascesa della prima rockstar della storia fino al raggiungimento della fama mondiale, fino a quel momento mai toccata da nessun’altra star con così tanta veemenza. Il tutto mentre l’America vive uno sconvolgimento socio-culturale, che la porterà a grandi cambiamenti.
Nel cast troviamo anche Olivia DeJonge che interpreta Priscilla Presley, la moglie di Elvis con cui il divo è convolato a nozze nel 1967 e, nonostante le tante relazione attribuitigli, l’unica donna che il Re abbia sposato.

 

LA RECENSIONE

L’ECCESSO COME CHIAVE REGISTICA E NARRATIVA

Il regista, sceneggiatore e produttore australiano Baz Luhrmann, con il suo stile patinato, estremo e coloratissimo, fin dall’inizio sembrava il film-maker perfetto per raccontare questa storia, non solo l’ascesa e il declino di una rock star (un Austin Butler già proiettato per gli
Oscar 2023), ma anche il suo problematico rapporto con il suo manager, l’enigmatico Colonnello Tom Parker (uno straordinario Tom Hanks). E proprio quest’ultimo dirige le fila principali del racconto e trascina il pubblico in un ottovolante folle, caratterizzato da luci e
ombre.

Un ritratto di Elvis Presley tra il divino e l’umano, a tratti eccessivamente frammentato e rocambolesco, ma efficace nel descrivere la sua parabola artistica e familiare, specialmente nell’analizzare le sue fragilità mascherate dalla perfezione del palcoscenico. Elvis è un progetto
che nasconde bene i suoi veri intenti: per quanto nel racconto sia essenziale l’intera vita musicale e personale dell’incredibile cantante, ballerino e attore americano, ciò che colpisce di più è l’attenzione riservata alla consacrazione divina di Presley. La creazione di un mito inizialmente fondato ad hoc da Parker e poi portato avanti da altri produttori e agenti nel corso del tempo, con l’imbonitore Tom che ha sempre avuto l’ultima parola. Il giovane originario di Tupelo, cresciuto nella povertà in un quartiere prevalentemente abitato da
afroamericani ed influenzato dalla loro musica, dal rhythm and blues e dal gospel, aveva un talento straordinario che però doveva essere imbrigliato in un sistema più grande di lui, che lo vedeva solo come una macchina macina soldi. Se escludiamo le fasi iniziali della sua carriera, la rock star dal ciuffo ribelle è sempre stata accompagnata dalla mano “invisibile” del Colonnello: il risultato è un figura iconica, plasmata dietro le quinte dall’acume produttivo del suo manager e ovviamente dalla sua propensione naturale al palcoscenico. Ne consegue che il lungometraggio non è solo un brillante biopic, ma anche un raffinato e intelligente spaccato dell’industria musicale a cavallo tra gli anni ’50 e ’70, quando ancora si sperimentava un sistema ancora in costruzione.

La strada narrativa intrapresa dalla sceneggiatura, scritta dal regista con il contributo di Sam Bromell, Craig Pearce e Jeremy Doner, non è sempre cronologica, ma molto spesso è guidata dalle emozioni. I quadri della vita e della carriera di Presley sono frammentati, riproducendo
bagliori e oscurità di un essere sensibile e imperfetto, con continui cambi di scena che non è sempre facile seguire. La regia, in modo similare, è barocca: il film-maker, rimanendo fedele al suo stile eccentrico e fuori dalle righe, compone sequenze eclettiche, dove alla riproduzione di
concerti de il Re, vengono accostate scene oniriche frutto della fantasia del regista, inquadrature da più punti di vista e frammenti in bianco e nero .
Un collage poliedrico che riesce ad ammaliare lo spettatore.

Massimiliano Meucci – Giornalista Redazione Cultura Presso L’osservatore Romano

 

IL REGISTA

BAZ LUHRMANN
Herons Creek (Australia)
17 agosto 1962

Baz Luhrmann è considerato il nuovo genio visionario della regia cinematografica.
Trascorsa gran parte della sua infanzia in campagna a Herons Creek, dove il padre
gestiva una pompa di benzina, un allevamento di maiali e anche il cinema del paese,
dopo la separazione dei genitori, Baz si trasferisce a Sidney con madre e fratelli. Già
adolescente si interessa alla recitazione e inizia a coltivare il sogno di una carriera da
attore; quando però si iscrive al prestigioso National Institute of Dramatic Arts,
comprende che non è quella la sua strada e comincia a dedicarsi alla messa in scena
di una pièce teatrale di sua concezione, “Strictly Ballroom”; dopo un esordio come
attore nel 1981 decide di dedicarsi al teatro: con la sua Six Year Old Company porta la
sua opera in tour per l’Australia nel 1987 ottenendo vasti consensi come regista
teatrale.
Nel 1992 esordisce dietro la macchina da presa con la versione cinematografica di “Ball Room – Gara di ballo” (il suo lavoro teatrale) vincitore di diversi premi internazionali. Il grande successo arriva con “Romeo + Giulietta”, adattamento in chiave moderna della tragedia di Shakespeare, interpretato da un esplosivo Leonardo Di Caprio e candidato all’Oscar per la miglior scenografia.

Nel 2001 dirige “Moulin Rouge” con Nicole Kidman e Ewan McGregor, presentato con successo al Festival di Cannes. Il film, ambientato nella Parigi bohémien, è caratterizzato ancora una volta da una forte componente visiva e visionaria, con delle scenografie surreali. “Moulin Rouge” vince due Oscar (migliori scenografie e migliori costumi) e 3 Golden Globe (miglior film musical/commedia, miglior colonna sonora e miglior attrice musical/commedia a Nicole Kidman).

 

Nel 2008 arriva nelle sale (in Italia arriva all’inizio del 2009) “Australia”, un’altra fatica di Baz Luhrmann: si tratta di un vero a proprio kolossal epico con protagonisti Nicole Kidman e Hugh Jackman.
Nel 2012 lavora a una trasposizione cinematografica del romanzo “Il grande Gatsby” con protagonisti Leonardo DiCaprio, Carey Mulligan e Tobey Maguire.
Baz Luhrmann torna al successo nel 2022 con il film biografico “Elvis”.

 

MGF