Regia di Christopher Nolan – USA, 2023 – 180′
con Cillian Murphy, Emily Blunt, Robert Downey Jr.

 

 

 

 

 

 

CHRISTOPHER NOLAN CONFEZIONA UN’OPERA TOTALE CHE E’ LA SINTESI DEL SUO CINEMA

Oppenheimer è un film troppo importante. Di quelli che ti svuotano di tutto: parole, fiato, persino emozioni. Perché ti sventra completamente, e quel che ti lascia è un’esplosione nucleare nello stomaco. È estasi pura, visiva, sensoriale, emotiva. È una lettera d’amore che Christopher Nolan scrive al cinema (il suo e degli altri), ma anche un urlo d’odio che lancia al mondo.
È il film che ti fa pensare quant’è bello il cinema. Anzi, è ciò che il cinema dovrebbe essere.
È un racconto di tre ore lungo, denso, stratificato, scandito attraverso tre atti sacrosanti che percorrono tre tappe cruciali di una storia che ha sconvolto l’umanità: la creazione, lo scoppio, le conseguenze sul mondo.
Tre ore di dialoghi, sguardi e decisioni che hanno plasmato lo svolgersi di una guerra, ma anche di una civiltà. 180 minuti che non si fermano mai, che guardano avanti e indietro nel tempo. Il tempo, la bussola con cui Nolan orienta da sempre il suo sguardo cinematografico: una narrazione non lineare, divisa a sua volta in tre momenti che il regista guarda con filtri diversi. Un passato in cui i cromatismi sono caldi, tenui, un tempo di mezzo che è il purgatorio freddo e grigio subito dopo la tempesta (anzi, l’inferno), un presente in cui i cromatismi si spengono perché a partire da quello scoppio il mondo ha perso colore. In cui tutto è morto. Quando Oppenheimer, da Prometeo che dona il fuoco agli uomini, diventa Morte, il distruttore di mondi. O meglio, del mondo. Un intreccio quanto mai perfetto, il cui unico limite è il ritmo compassato con cui la prima parte della trama si fa strada prima dell’esplosione; ma quando tutto deflagra, corre, non si ferma più, e ti scaraventa addosso tutto il dolore, tutto il marcio, tutta la cenere di un fuoco che non può più ardere, perché non c’è più nulla da bruciare. Una storia fatta di contraddizioni e di opposti, di scontri politici e lotte interiori. Tutto, o quasi, vissuto dagli occhi blu di Cillian Murphy, che risplendono per riflettere il vuoto. L’interpretazione migliore della sua carriera, quella di un uomo diviso tra due mondi, due ideologie, due Paesi, due cuori, due donne. Un racconto che, nella definizione del suo protagonista, ti lascia interdetto, a metà tra l’orrore per un mostro e la compassione per chi si è pentito troppo tardi. Un intreccio figlio di un cinema squisitamente nolaniano, non lineare e pensato ad incastro, ma spiazzante a sufficienza per mettere insieme il puzzle e riflettere sul valore assoluto di un’opera totalizzante. E quindi, in generale, un film che è la sintesi del suo autore, la ‘summa’ del suo demiurgo in termini di forma e sostanza: il testamento che Nolan lascia a se stesso e al cinema, al punto che se questo fosse il suo ultimo lavoro sarebbe il sipario perfetto.

Gabriele Laurino – Everyeye.it

Recensioni
4/5 · Cineforum
4,5/5 Movieplayer
4,5/5 MyMovies

 

Il primo film biografico di Christopher Nolan gioca, come tipico del regista, con la struttura temporale della storia e riesce a offrire un ritratto magnetico e sfaccettato del suo geniale soggetto.

 

I PROTAGONISTI DELLA STORIA

J. ROBERT OPPENHEIMER (1904 – 1967)

Tra i fisici più influenti nella storia del Novecento, è considerato “il padre dell’atomica”. Nato in una famiglia di origini ebraiche, come molti altri che lavorarono al Progetto Manhattan, coordinò buona parte del lavoro dei gruppi di ricerca a Los Alamos, dove furono sviluppati i primi modelli di bomba atomica alla fine della Seconda guerra mondiale. Oppenheimer aveva 38 anni quando fu scelto per l’incarico e aveva accumulato una specchiata carriera accademica, occupandosi di astronomia teorica, fisica nucleare, meccanica quantistica e di relatività, argomento molto dibattuto all’epoca nella comunità scientifica. Dopo i bombardamenti nucleari di Hiroshima e Nagasaki in Giappone, Oppenheimer divenne un convinto sostenitore della necessità di evitare la proliferazione di ordigni nucleari, ma rimase inascoltato. Per le sue vicinanze agli ambienti comunisti statunitensi in gioventù finì sotto inchiesta, rimanendo emarginato dalle istituzioni governative che si occupavano di nucleare. Diversi anni dopo di Hiroshima disse: «Penso che Hiroshima abbia causato più morti e sofferenze disumane di quanto sarebbe stato necessario per diventare un motivo efficace per mettere fine alla guerra». Nel film è interpretato da Cillian Murphy

 

LESLIE GROVES (1896 – 1970)

Generale dell’esercito, nel 1942 assunse il comando del Manhattan Project, l’ambizioso programma di ricerca per la costruzione di armi atomiche. Fu Groves a scegliere Oppenheimer, sorprendendo diversi colleghi e osservatori, convinto che fosse la persona giusta per dirigere i gruppi di ricerca a Los Alamos. Groves si occupò direttamente degli aspetti logistici e organizzativi di buona parte del progetto, partecipò ai gruppi di lavoro che studiavano i progressi della Germania nazista nella costruzione di una bomba atomica e collaborò alla scelta delle città giapponesi da bombardare. Nel film è interpretato da Matt Damon.

 

 

 

LEWIS STRAUSS (1896 – 1974)

Fu tra i principali esponenti della Commissione per l’energia atomica degli Stati Uniti, costituita alla fine della Seconda guerra mondiale per trasferire parte del controllo dell’energia atomica dall’esercito ai civili. Molto influente, sostenne la necessità di costruire una bomba a idrogeno e di mantenere la massima segretezza sui piani atomici statunitensi, soprattutto nei confronti dell’Unione Sovietica. Strauss fu tra i principali critici di Oppenheimer ai tempi delle audizioni per la sua vicinanza agli ambienti comunisti statunitensi in gioventù; fu inoltre a favore della rimozione delle autorizzazioni di sicurezza per Oppenheimer, che di fatto lo estromisero da qualsiasi decisione e confronto a livello governativo sul nucleare. Nel film è interpretato da Robert Downey Jr.

 

 

JEAN TATLOCK (1914 – 1944)

Psichiatra e attivista comunista, fu fidanzata e poi amante di Oppenheimer, tanto da essere storicamente considerata il suo vero grande amore. Il loro rapporto fu centrale nelle audizioni del 1954 sulle presunte frequentazioni comuniste di Oppenheimer. La relazione amorosa durò circa tre anni, il rapporto sarebbe stato in seguito descritto come tumultuoso, ma non si sa di preciso cosa portò Tatlock a interrompere la relazione. La sua morte venne considerata un suicidio, anche se negli anni diverse persone, tra cui suo fratello, continuarono a sostenere che si fosse trattato di un omicidio politico particolarmente ben congegnato. Nel film è interpretata da Florence Pugh.

 

KATHERINE OPPENHEIMER (1910 – 1972)

Katherine Puening sposò Oppenheimer nel 1940, dopo che Tatlock aveva interrotto la relazione con lui. Puening aveva fatto parte del partito comunista statunitense, aveva un dottorato in botanica e due matrimoni alle spalle. Il primo figlio, concepito con Oppenheimer quando Puening era ancora in una precedente relazione, nacque nel maggio del 1941, mentre la loro seconda figlia nacque tre anni dopo a Los Alamos, dove la famiglia si era trasferita per seguire lo sviluppo della bomba atomica. Ebbero un matrimonio complicato con alcune storie extraconiugali, ma rimasero insieme fino alla morte di Oppenheimer nel 1967. Nel film è interpretata da Emily Blunt.

 

MGF