Regia di Emmanuel Carrère – Francia, 2021
con Juliette Binoche, Hélène Lambert, Léa Carn
Durata 106′

 

LA TRAMA

Tra due mondi, film diretto da Emmanuel Carrère, racconta la storia di Marianne Winckler (Juliette Binoche), una nota scrittrice che decide di iniziare a lavorare a un romanzo, che tratti il lavoro precario nella società francese. Per documentarsi sull’argomento, la donna decide di vivere lei stessa questa realtà e inizia a lavorare come “infiltrata” per alcuni mesi, come addetta alle pulizie sui traghetti che solcano la Manica.
Quello che scopre va oltre il problema della precarietà, infatti le donne sono costrette a lavorare per pochi spicci in condizioni misere e ritmi massacranti, che restano invisibili agli occhi della società. Nonostante il lavoro sia umiliante, tra le sue compagne c’è una grande solidarietà, che le unisce in questa situazione delicata; in particolare Marianne fa la conoscenza di Christèle (Hélène Lambert), una madre single che non si arrende mai. L’identità della reporter, però, presto verrà scoperta e quali saranno le conseguenze?

 

LA RECENSIONE

Tra due mondi di Emmanuel Carrère è interamente dedicato agli effetti psicologici e sociali della precarietà lavorativa. Il film nasce dal libro inchiesta Le quai de Ouistreham (pubblicato in Italia da Piemme con il titolo La scatola rossa) della giornalista francese Florance Aubenas. Al centro del film troviamo la scrittrice Marianne, interpretata magistralmente da Juliette Binoche, che inizia a lavorare come donna delle pulizie in una città della Normandia. La protagonista non rivela a nessuno la propria identità professionale, allo scopo di immergersi completamente in quel pezzo di mondo, popolato dagli ultimi, che ha deciso di raccontare. E sono proprio i racconti degli invisibili che ci aiutano a vedere meglio le nuove forme della diseguaglianza sociale. Negli uffici di collocamento e nelle aziende che ti assumono e ti licenziano in un battibaleno, la protagonista incontra un’umanità vivace e dolente.
Come scrive negli appunti serali sul suo taccuino da scrittrice, il continuo attraversare la sottile linea di demarcazione tra la disoccupazione e il lavoro sottopagato, in altre parole tra il non avere nulla e l’avere troppo poco, induce in lei uno stato di pauroso smarrimento.

Lontana dalle comodità di Parigi e dallo status di scrittrice di successo, la protagonista stringe una forte amicizia con Christèle, interpretata da Hèlène Lambert, attrice non professionista come tutti gli altri presenti nel film. La scelta di Carrère di ricorrere ad una diva indiscussa del cinema, come Binoche, e a degli attori non professionisti si è rivelata vincente, poiché ha portato nel cast le dinamiche che il film racconta: la finzione come strumento per avvicinarsi alla verità, la solidarietà tra lavoratori, il muro invisibile che separa gli esclusi dal resto della società. Le due donne sono accomunate dalla ricerca di rapporti umani significativi. Si unisce a loro anche la giovane Marilou, creando un gruppo di amiche in grado di affrontare il lavoro più duro, sottopagato e senza garanzia: la pulizia delle cabine e delle latrine del battello che collega la Francia all’Inghilterra. Quando Marianne non potrà più nascondere la sua vera identità di scrittrice, il terzetto scoppierà. Diversamente dagli altri lavoratori e amici, Marilou e soprattutto Christèle reagiranno molto male alla rivelazione dell’amica. Per loro, il fatto che in realtà Marianne non sia una donna delle pulizie, destinata a rimanere tale per tutta la vita, rappresenta una sorta di tradimento.

Il finale del film è amaro, perché mette in luce gli ostacoli che ancora oggi si frappongono all’amicizia tra persone di diversa estrazione sociale e culturale.

Pasquale Musella – Docente di Filosofia e Scienze Umane. Giornalista e scrittore

IL REGISTA

EMMANUEL CARRERE
Parigi
9 dicembre 1957

Scrittore, sceneggiatore e regista. Figlio di Louis Carrère d’Encausse e dalla storica francese Hélène Carrère d’Encausse, nasce e vive a Parigi dove si laurea, presso l’Istituto di Scienze Politiche. Considerato come uno dei più noti scrittori contemporanei francesi,
ha al suo attivo una decina di libri nella maggior parte dei quali si indaga l’identità delle persone, con particolare attenzione alle illusioni che esse si creano. Nel 1982 pubblica la sua prima opera letteraria dal titolo “Werner Herzog”, dedicata al regista tedesco, l’anno successivo il suo primo romanzo “L’Amie du jaguar” e, nel 1984, “Bravoure”. Nel 1995 scrive il romanzo “La classe de neige”(in Italia edito da Einaudi nel 1996 con il titolo “La settimana bianca”) con cui vince il premio letterario francese “Prix Femina” e da cui sarà tratto l’omonimo film nel 1998 diretto da Claude Miller vincitore del Premio della giuria al 51mo Festival di Cannes. Nel 1996 si cimenta con la stesura della biografia dello scrittore
statunitense Philip K. Dick (“Io sono vivo, voi siete morti. Biografia di Philip K.Dick”, ed. Hobby&Work).

Diventa noto ai lettori italiani per il suo breve racconto erotico “Facciamo un gioco” del 2004 (ed. Einaudi), un articolo dedicato alla sua compagna, la giornalista
Hélène Devynck, che lo avrebbe letto solo dopo la sua pubblicazione sul giornale francese “Le monde”. Amante dell’arte cinematografica, sperimenta, accanto alla letteratura, l’attività di critico cinematografico e la stesura di sceneggiature sia per il cinema che per la televisione. Nel 2003 decide di cimentarsi anche nella regia, dirigendo “Ritorno a Kotelnitch”. Il film, presentato alla 60ma edizione del Festival di Venezia, suscita un discreto interesse nella critica tanto da fargli ottenere la menzione speciale con il Premio Città di Roma.

Ritorna alla regia due anni dopo con il film “L’amore sospetto” tratto dal suo omonimo romanzo. Nel 2005 il film viene acclamato positivamente in più occasioni, ricevendo diversi premi e menzioni. Nel 2010 è chiamato a far parte della Giuria Internazionale del Festival di Cannes. Tra le altre sue opere pubblicate in Italia, tutte per Einaudi Editore: “Baffi”, “L’avversario”(entrambi usciti nelle libreire italiane nel 2000) e “La vita come un romanzo russo”(2009).

 

MGF