Drammatico – 183′
Regia di Damien Chazelle – USA, 2022
con Brad Pitt, Margot Robbie, Diego Calva.

 

ATTENZIONE:

QUESTO FILM CONTIENE SCENE CHE POSSONO URTARE LA VOSTRA SENSIBILITA’

 

 

LA TRAMA

Babylon, il film diretto da Damien Chazelle, ci porta nella Los Angeles degli anni 20 del Novecento. È l’Epoca d’Oro di Hollywood, regno della sregolatezza, dell’esuberanza e delle folli ambizioni ma è anche un momento cruciale per l’industria cinematografica, con il passaggio dai film muti a quelli sonori. Una rivoluzione che segnerà l’ascesa di nuove stelle e la rovina di vecchie glorie.
Seguiamo le vicende personali e professionali dei quattro protagonisti principali: Manny Torres (Diego Calva), un aspirante attore ispano-americano, che all’inizio si deve accontentare di un lavoro di assistente sul set, Jack Conrad (Brad Pitt), un famoso attore, tra i più pagati a Hollywood, noto per la sua vita privata sregolata, tra feste, divorzi e affari pochi chiari, preoccupato dall’arrivo dal sonoro, che rischia di stroncargli la carriera.
C’è poi la conturbante ma insicura Nellie LaRoy (Margot Robbie), destinata a diventare una stella dall’oggi all’indomani. Per lei la vita dovrebbe essere un party senza fine.
Il quarto protagonista principale di questa storia è Sidney Palmer (Jovan Adepo) un giovane trombettista jazz che ha l’opportunità di iniziare una carriera nel cinema.
Intorno a loro ruotano diversi personaggi, da Elinor St. John (Jean Smart), giornalista specializzata in cronaca scandalistica senza peli sulla lingua, a James McKay (Tobey Maguire) un gangster tossicodipendente in cerca di gloria, da Fay Zhu (Li Jun Li), attrice e cantante spesso protagonista delle sfavillanti serate hollywoodiane, a Irving Thalberg (Max Minghella), uno dei più noti produttori cinematografici degli anni 20 e 30, unico personaggio del film realmente esistito.

Deboli di stomaco astenersi. Qui il cinema richiede un contributo non da poco alle viscere. Fracassone e irresistibile, il nuovo film di Chazelle è una prima summa dei suoi temi, del cinema, della musica e dell’ossessione stessa per qualcosa che si ama. Sono i silenzi che emergono, però, proprio grazie alla contrapposizione con la frenesia, in un racconto sulla continua rinascita del cinema, a partire dal pionierismo del muto che muore quando nasce il sonoro.

 

LA RECENSIONE

LA FOLLIA CINEMATOGRAFICA DI DAMIEN CHAZELLE

Raramente un film come Babylon arriva così presto nella carriera di un autore. Ma geni della risma di Damien Chazelle trascendono le regole del tempo. Sbagliando e inciampando, anche. La nuova pellicola del regista di Whiplash e La La Land sembra già l’urlo definitivo del suo cinema. Un’opera che dividerà persino gli spettatori più granitici e schierati, perché Babylon è come quella montagna russa in cui prima stai
bene e poi stai male, ma nonostante tutto non perderai mai la voglia di scendere. La volontà di Chazelle di raccontare la sua idea di cinema parte dalla necessità di raccontare il cinema in generale. In poco più di tre ore di durata, questo mastodonte cinematografico racconta in chiave romanzata uno spaccato ben preciso della Hollywood degli anni Trenta, passando attraverso il punto di vista di svariate figure
chiave dell’industria che vivono il grande sogno del successo.

Una storia di ambizione per chi parte dal basso come il giovane Manny Torres (Diego Calva), un racconto di incredibile ascesa e di inesorabile declino per Nellie LaRoy (Margot Robbie), un’epopea di gloria giunta al suo tramonto come quella di Jack Conrad (Brad Pitt), star del cinema muto, che dopo le scintille dei grandi colossal deve affrontare la micidiale avanzata del sonoro, destinato a cambiare per sempre il modo di fare cinema e di fruirne. Una grande disamina sull’evoluzione della Settima Arte, sugli eccessi sfrenati, sulle perversioni e sulle perdizioni in cui il lato più oscuro di Hollywood risucchia chiunque si sia spinto più in là della luce. Nel raccontare questi svariati punti di vista, e nel ruotare attorno a più tematiche, Babylon è veramente una grande Babilonia del cinema. Un film cangiante, strepitoso nella sperimentazione di più generi differenti, è tanti film all’interno dello stesso film, un caleidoscopio di suggestioni, narrazioni e stili che si intrecciano tra loro in una vera e propria orgia cinematografica. Perché caotica, attraente, irresistibile e sfrenata. È film storico che poi si trasforma in satira pungente in cui si ride di gusto, poi diventa commedia e storia d’amore, poi film drammatico e persino horror.

Il nuovo film di Chazelle è puro caos, e funziona per questo, persino con i suoi tangibili difetti. È infatti un’opera narrativamente sfilacciata, prolissa, imperfetta sul piano della coerenza e della linearità dell’intreccio. Con momenti che, a livello di scrittura, rimangono confusi, a volte pretestuosi. Insomma, è una pellicola che vive di alti e bassi, ma in cui, per la varietà e la qualità dei temi trattati e del modo di portarli in scena, gli alti sono clamorosi e finiscono per oscurare o giustificare gli scivoloni.

Gabriele Laurino -Responsabile editoriale Everyeye.it

 

IL REGISTA

DAMIEN CHAZELLE
Providence, Rhode Island, Stati Uniti
19 gennaio 1985

 

 

 

È figlio di Celia Martin, una scrittrice e professoressa di storia e dello scienziato informatico francese Bernard Chazelle, docente a Princetown. Fin da piccolo è attratto dall’ambiente artistico e al liceo si concentra sulla musica, diventando batterista jazz al liceo di Princeton, dove a tormentarlo è un insegnante da cui prenderà ispirazione per il personaggio di Terence Fletcher in Whiplash. Abbandonate le velleità musicali dopo essersi reso conto conto di non avere abbastanza talento, torna alla sua prima passione, il cinema, che studia alla Harvard University, dove si laurea nel 2007. Nel 2009 scrive e dirige il musical Guy and Madeline on a Park Bench, dove appare anche
la sorella minore, l’attrice e circense Anna Chazelle. Protagonista della storia, una costante nella sua filmografia, è un musicista jazz, in questo caso un trombettista.
Inizia poi a scrivere sceneggiature per terzi, come The Last Exorcism e Il ricatto e a un certo punto si rende conto che scrivere per altri non è quello che vuole fare e butta giù la sceneggiatura di Whiplash, ispirata alle sue esperienze liceali, che mette poi in un cassetto perché la ritiene troppo personale. Quando trova il coraggio di proporla, non riceve riscontri positivi dai produttori, ma il copione (di sole 85 pagine) finisce nella Blacklist 2012 dei migliori non realizzati. Alla fine riesce a coinvolgere J. K. Simmons nel ruolo dell’insegnante e a farsi finanziare un cortometraggio che partecipa al Sundance 2013, dove vince il premio per la categoria. Dal corto realizza poi il lungometraggio che l’anno dopo sempre al Sundance vince il premio del pubblico e il gran premio della Giuria, facendo incetta di riconoscimenti anche a Deauville.

Nel 2014 il film ottiene 5 nomination agli Oscar e ne vince tre, nessuno dei quali va a Chazelle (candidato per la miglior sceneggiatura non originale). È poi cosceneggiatore del thriller sci-fi 10 Cloverfield Lane e torna ai temi del suo primo film con La La Land, con Ryan Gosling e Emma Stone, che è in concorso a Venezia dove alla Stone va la Coppia Volpi, vince il premio del pubblico a Toronto, 7 Golden Globe su
7 candidature e raggiunge un record di 14 nomination agli Oscar 2017. Il suo film successivo sarà un biopic sull’astronauta Neil Armstrong, ancora interpretato da Gosling, First Man, il primo uomo. Il film ha ricevuto recensioni positive, con Owen Gleiberman della rivista Variety che ha scritto che “Chazelle orchestra uno stato d’animo di avventura straordinariamente originale intriso di ansia“. Due anni più tardi dirige due episodi della serie televisiva Netflix The Eddy, da lui prodotta. Nel 2022 dirige Babylon, pellicola ambientata nella Hollywood degli anni ’20, con protagonisti Margot Robbie e Brad Pitt.

MGF