C’è ANCORA DOMANI – RECENSIONE E CONTESTO STORICO
C’è ANCORA DOMANI
Regia di Paola Cortellesi – Italia, 2023 – 118′
con Paola Cortellesi, Valerio Mastandrea, Emanuela Fanelli
UN ESORDIO AUTORIALE E DIVULGATIVO CHE È PURA EMANAZIONE DEI CODICI ETICI ED ESTETICI DELLA SUA AUTRICE.
Quando, nel 1977, Ettore Scola si intrufolò all’interno di un caseggiato popolare nei primi minuti de Una giornata particolare, lo fece in maniera lenta, calibrata, mostrandoci i dettagli della casa della protagonista, il risveglio della famiglia, le prime faccende domestiche, la colazione, tutti quei riti che sono trasferibili su un piano sociale più grande, gli usi e costumi di un’epoca lontana. Forse Paola Cortellesi aveva in mente la sua lezione quando ha girato il primo atto di C’è ancora domani, l’opera prima dell’attrice romana che ha tutto l’entusiasmo di un debutto cinematografico.
L’ambientazione è simile: le vicende del film di Scola prendono luogo nella Roma fascista, quelle della Cortellesi nella capitale alla vigilia del referendum costituzionale. Ciò che cambia, però, è l’immediata entrata in scena, con la quale Cortellesi intende mettere subito le cose in chiaro: nonostante il bianco e nero e il contesto di povertà, il suo film non vuole essere una mera imitazione dei maestri neorealisti, ma qualcosa di più. Infatti Delia (interpretata da Paola Cortellesi stessa), al risveglio riceve come prima cosa uno schiaffo immotivato dal marito (Ivano, Valerio Mastandrea), più per routine che per altro. Un inizio d’impatto, dunque, il cui effetto però non è drammatico.
Sarà l’unico schiaffo che vedremo per davvero, perché tutti gli altri episodi di violenza saranno mascherati da dei passi a due su note romantiche degli anni ’40 e ’50. È questo il tema portante del film: la violenza domestica che Delia soffre come moglie, la preoccupazione che sua figlia possa affrontare lo stesso destino. Ma anche il diritto allo studio, le piccole e grandi libertà conquistate dalle donne nel corso della storia. Il tutto raccontato con uno spirito moderno e buffo, che cerca di alleviare la drammaticità del personaggio di Delia ma senza renderlo ridicolo.
Quello di C’è ancora domani è un microcosmo di maschere e caricature, in cui ognuno gioca un ruolo ben definito: la figlia maggiore insofferente, il suocero burbero e volgare, il marito orco, le vicine chiassose, l’amica del mercato e così via. Ad essere caricaturali sono soprattutto gli uomini, in particolare il marito-padrone, e ciò forse non è il risultato di una scrittura pigra, ma una scelta ben precisa: se da un lato emerge che anche lui è “vittima”, in un certo senso, dell’educazione di un uomo ben radicato nella cultura patriarcale, dall’altro è chiaro che l’interesse di Paola Cortellesi non è esplorare le radici di una violenza sistemica, ma i suoi effetti. È porre l’attenzione sulle vittime,
insomma.
E, a ben pensarci, è anche il modo di evitare un approccio che, al netto dello spirito leggero del film, rischierebbe di rendere Ivano una figura quasi simpatica. Questo pericolo è largamente evitato, perché il personaggio di Mastandrea ne esce fuori come un uomo sentimentalmente analfabeta e fuori controllo, come l’ostacolo che l’eroina deve superare verso la sua meta finale.
Ad un certo punto, Delia riceve una misteriosa lettera. Chi è il mittente o di cosa si tratta resterà un mistero fino alla fine del film, quando, dopo averci lasciato intendere, sottilmente, che Delia stava tentando la sua fuga, in realtà la protagonista voleva semplicemente andare a votare. Nella sequenza finale, quando Delia viene scoperta dal marito dopo aver votato, un momento musicale dà piena dignità all’importanza di quel momento, al senso di sorellanza tra tutte le donne presenti, alla voglia di rivalsa che no, non porta definitivamente via
Delia da quella prigione domestica. Ma il senso di vincita c’è comunque, per fortuna.
C’è ancora domani ha tutto l’entusiasmo di un’opera prima, tra ispirazioni artistiche e voglia di giocare con diversi linguaggi cinematografici.
Leggero e commovente, una ricetta di evidente successo.
Il segno, questo, che forse c’è ancora tanto bisogno di commozione e di belle storie al femminile.
Carmen Palma – recensione di SentireAscoltare.com
LE DONNE DEL ‘900 SONO STATE LE PROTAGONISTE DI UN GRANDE CAMBIAMENTO SOCIALE E POLITICO
Il Novecento è stato definito il secolo delle donne poiché in quel momento storico la vita delle donne ha subito cambiamenti radicali. Il diritto al voto, l’ingresso in politica, l’abolizione del matrimonio riparatore sono state tra le conquiste più importanti per le donne del Novecento.
Nei primi decenni del Novecento accadde qualcosa che avrebbe cambiato per sempre la vita delle donne: la Prima Guerra Mondiale.
Con lo scoppio della guerra gli uomini dovettero partire per il fronte e nelle città restarono le loro mogli che giocoforza li sostituirono nella società. Quando i soldati fecero ritorno, le donne non vollero riprendere il posto che occupavano prima. Anzi. Le lotte per l’emancipazione femminile conobbero un nuovo impulso e ottennero i primi riconoscimenti.
Nel 1918 il governo britannico concesse alle donne sposate il diritto di votare alle elezioni nazionali. Dieci anni dopo il diritto fu esteso a tutte le donne. Nel 1919 furono le donne tedesche a ottenere il diritto al voto e nel 1920 le donne americane. In Francia le donne poterono votare a
partire dal 1944. In Italia il diritto al voto per le donne fu riconosciuto dalla Costituzione della neonata Repubblica Italiana promulgata nel 1946. Il passo decisivo si avrà nel 1948 quando la Dichiarazione universale dei diritti umani da parte dell’ONU considererà il voto femminile un diritto inalienabile.
La seconda metà del Novecento, segnata dalle grandi contestazioni del Sessantotto, portò alle donne nuove vittorie: l’approvazione delle leggi sul divorzio e sull’aborto e l’abolizione del matrimonio riparatore.
Le donne del Novecento che ancora oggi ricordiamo perché hanno fatto la storia sono tante in più campi. Ne citiamo solo alcune:
Emmeline Pankhurst, l’attivista e politica britannica a capo del movimento delle suffragette del Regno Unito.
Amelia Earhart, pilota, fu la donna che volò all’altitudine e alla velocità maggiori allora raggiunte,
attraversò in solitaria l’Atlantico nel 1932; icona femminista, scomparve nel Pacifico nel 1937.
Nilde Iotti, la prima donna a ricoprire la carica di presidente della Camera dei Deputati della Repubblica Italiana.
Tina Anselmi, la prima donna ad aver ricoperto la carica di ministro della Repubblica.
Marie Curie, la prima scienziata della storia e la prima donna a vincere il premio Nobel.
Rita Levi Montalcini, alla quale dobbiamo la scoperta e l’identificazione del fattore di accrescimento della fibra nervosa (NGF), ha vinto il premio Nobel per la medicina.
Margaret Thatcher, soprannominata la Lady di Ferro, è stata una delle donne importanti del 900. Fu la prima donna a guidare il Regno Unito dal 1979 al 1990. Segnò un’epoca, tanto che gli anni ’80 vennero soprannominati “era thatcheriana”.
Margherita Hack, la prima donna italiana a dirigere l’Osservatorio Astronomico di Trieste dal 1964 al 1987. Oltre la scienza, Hack è ricordata anche per la sua attività sociale e politica e per le battaglie sui diritti civili.
Coco Chanel, la stilista francese più rivoluzionaria del ‘900
Sally Kristen Ride, la prima astronauta statunitense a raggiungere il 18 giugno 1983 lo spazio.
Frida Kahlo, pittrice messicana, da molti considerata il simbolo del femminismo contemporaneo.
Nel corso dei secoli sono state tantissime le protagoniste femminili che hanno rivoluzionato il mondo, nel campo della politica, della letteratura, della scienza.
Il nostro passato, così come il presente, è ricco di donne che hanno contribuito a scrivere pagine importanti della storia dell’umanità, in molti casi offrendo il loro genio per il progresso sociale e culturale, lanciandosi in imprese davvero titaniche. Il nostro ringraziamento va a tutte loro e al loro coraggio!
Recensioni di C’è ancora domani
3,5/5 Movieplayer
6/10 FilmTV
3,7/5 MyMovies
Paola Cortellesi fa il suo esordio alla regia con un originale dramedy in bianco e nero ambientato nel Secondo Dopoguerra. Il film è stato
premiato al Roma Film Festival ed è campione di incassi al Box Office in Italia
MGF