FIOR DI NEVE di Umberto Saba
FIOR DI NEVE
Dal cielo tutti gli Angeli
videro i campi brulli,
senza fronde né fiori
e lessero nel cuore dei fanciulli
che amano le cose bianche.
Scossero le ali stanche di volare
e allora discese lieve lieve
la fiorita neve.
“Fior di neve” di Umberto Saba è una poesia che evoca immagini di purezza e meraviglia attraverso la descrizione della neve che cade. La poesia, breve e delicata, riesce a catturare l’essenza dell’innocenza e della bellezza semplice, offrendo una riflessione poetica sulla natura e la gioia infantile.
La poesia inizia con una scena celeste, in cui gli Angeli osservano i campi brulli e spogli, privi di fronde e fiori. Questa immagine iniziale di desolazione è rapidamente trasformata dalla lettura dei cuori dei fanciulli, che amano le cose bianche. Gli Angeli, stanchi di volare, scuotono le ali, e così inizia a cadere la neve, lieve e fiorita, coprendo la terra con il suo manto bianco.
L’uso di immagini semplici e potenti permette a Saba di trasmettere un senso di meraviglia e purezza. La neve, descritta come un fiore, rappresenta non solo la bellezza visiva, ma anche la gioia e l’innocenza che risveglia nei cuori dei bambini. Il contrasto tra i campi brulli e la neve fiorita sottolinea la trasformazione positiva e la capacità della natura di rigenerare e portare felicità.
La struttura della poesia, con i suoi versi brevi e la rima lieve, contribuisce a creare un ritmo delicato che riflette la leggerezza della neve che cade. Saba riesce a evocare un’immagine vivida e a trasmettere emozioni profonde con semplicità.
UMBERTO SABA, IL POETA DEL QUOTIDIANO
Umberto Saba è lo pseudonimo di Umberto Poli, nato nel 1883 a Trieste.
Di origini ebraiche per parte di madre, il piccolo Umberto Saba viene accudito nei primi anni di vita da Peppa, una balia slovena cattolica a cui lui resterà per sempre legato.
Quando la madre lo riprende con sé e lo allontana da Peppa, Umberto subisce un trauma che in seguito racconterà nelle sue poesie.
Dopo aver trascorso alcuni anni a Padova da parenti, il giovane ritorna a Trieste e vive con la madre e le zie, in totale assenza di una figura maschile, poiché il padre aveva abbandonato la famiglia prima della nascita dello stesso Umberto Saba.
Il periodo dell’adolescenza è segnato dalla malinconia e dallo studio dei classici della letteratura. Nel 1903, Saba si trasferisce a Pisa per frequentare alcuni corsi dell’università.
Inizia con le lezioni di letteratura italiana, ma ben presto li lascia per seguire quelli di archeologia, tedesco e latino. In questo periodo, viene colto per la prima volta da un attacco di nevrastenia.
Vive a Firenze, si trasferisce a Salerno per il servizio militare e infine, nel 1908, Saba torna a Trieste, dove sposa con rito ebraico Carolina Wölfler, l’amata Lina celebrata nei suoi versi.
L’anno seguente nasce Linuccia. Nel 1911 pubblica sotto pseudonimo la sua prima raccolta. Comincia per lui la carriera di poeta.
Vincitore di numerosi premi, Saba non abbandonerà mai la passione per la scrittura, neanche dopo aver assistito agli orrori del XX secolo.
Nel Dopoguerra, si avvicina a Carlo Levi ed Eugenio Montale, amici a cui resterà legato fino alla morte, avvenuta nel 1957 a Gorizia, nella clinica in cui si era fatto ricoverare sperando di mitigare gli attacchi nervosi da cui era affetto.
Fonte: Libreriamo
MGF