PERSONAE 2019 – 2

Il termine persona proviene del latino persōna, e questo probabilmente dall’etrusco phersu (‘maschera dell’attore’, ‘personaggio’), il quale procede dal greco πρóσωπον [prósôpon]. Il concetto di persona è un concetto che esprime la singolarità di ogni individuo della specie umana. In ambito filosofico, si definisce persona un essere dotato di coscienza di sé in possesso di una propria identità.

21 marzo 2019 – GREEN BOOK di Peter Farrelly
Tony Villalonga, detto Toni Lip (Viggo Mortensen), è un uomo dai modi rozzi che lavora come buttafuori. Si ritrova però a riprendere il suo vecchio lavoro e a fare da autista a Don Shirley (Mahershala Ali), un pianista afro-americano incredibilmente dotato.
Ambientato nella New York degli anni ’60, ma costruito come un lungo viaggio on the road attraverso le diverse anime dell’America e in particolar modo degli Stati del Sud, notoriamente i più razzisti, Green Book è una contagiosa e irresistibile commedia – una sorta di A spasso con Daisy (1989) al contrario – e nel sodalizio tra i due protagonisti trova un’alchimia preziosa. Il titolo fa riferimento al The Negro Motorist Green Book, itinerario che i neri dovevano seguire negli anni ’60 se volevano viaggiare senza rischiare la pelle.

28 marzo 2019 – LA FAVORITA di Yorgos Lanthimos
All’inizio del XVIII secolo, mentre il Regno Unito è in guerra con la Francia, le cugine Abigail Masham (Emma Stone) e Sarah Churchill (Rachel Weisz) si contendono le attenzioni della Regina Anna (Olivia Colman). Entrambe usano tutti i mezzi a propria disposizione pur di diventare la favorita, innescando un tourbillon di tensioni e inganni.
Yorgos Lanthimos scardina la cultura razionalista del Settecento, mettendo in scena le dinamiche più aberranti e mostruose della vita di corte dell’epoca. Dietro a sontuosi arredi e voluminosi parrucconi, si nasconde un grottesco girotondo al femminile in cui il genere maschile non sembra avere voce in capitolo. Olivia Colman, Emma Stone e Rachel Weisz danno vita a una vera e propria gara di bravura.

11 aprile 2019 – OLD MAN & THE GUN di David Lowery
L’incredibile storia vera di Forrest Tucker (Robert Redford), criminale di lungo corso e dalla carriera sterminata, che ha rapinato moltissime banche e si è reso protagonista di altrettante fughe rocambolesche dal carcere. A dargli la caccia c’è John Hunt (Casey Affleck), detective disposto a tutto pur di riuscire a catturarlo.
Il regista David Lowery costruisce un film sulla figura carismatica e sorniona di un ladro gentiluomo, che ha sempre rinnegato la violenza e portato avanti le sue malefatte con il sorriso e una scaltrezza vellutata. Old Man & the Gun sposa la personalità sopra le righe, ma allo stesso tempo compiacente, del suo protagonista, adagiandosi in modo quieto sulle scorribande del personaggio, incarnato da una leggenda della recitazione come Robert Redford.

25 aprile 2019 – ROMA di Alfonso Cuarón
Città del Messico, anni Settanta. Cleo (Yalitza Aparicio) è una giovane domestica che si prende cura della dimora e dei bambini di una famiglia che vive nel borghese quartiere di Roma. I cambiamenti, sia sociali che individuali, sono dietro l’angolo e l’impatto con il futuro potrebbe non essere ottimale.
Cinque anni dopo Gravity (2013), Alfonso Cuarón torna dietro la macchina da presa per realizzare un progetto diametralmente opposto. Roma è un film intimo e personale, ambientato negli anni della giovinezza del regista, privo di un cast di richiamo e girato in un bianco e nero folgorante, che sposa alla perfezione il ritmo e l’estetica di un progetto autoriale e lontano dai gusti del grande pubblico. Leone d’oro alla LXXV edizione della Mostra di Venezia.

2 maggio 2019 – BOHEMIAN RHAPSODY di Bryan Singer
I primi quindici anni del gruppo britannico dei Queen e del suo leader Freddie Mercury (Rami Malek), dalla nascita della formazione nel 1970 fino al concerto Live Aid del 1985, una delle performance più memorabili e incandescenti della storia del rock.
Biopic su uno dei musicisti più celebri e leggendari di tutti i tempi, Bohemian Rhapsody è un ampio racconto che parte dalla genesi della rockstar e si conclude con il celebre concerto, inserendo al centro numerose incursioni nel privato di Mercury, con tanto di ossessioni e tormenti, fragilità e insicurezze.
Un prodotto rischioso fin dalle premesse, sia per la sua natura convenzionale da film biografico, sia per la natura su commissione dell’operazione, che vede Brian May e Roger Taylor, membri del gruppo ancora in vita, impegnati come produttori esecutivi.

9 maggio 2019 – COPIA ORIGINALE di Marielle Heller
Dopo essere caduta in disgrazia, la biografa Lee Israel (Melissa McCarthy) decide di contraffare delle lettere di scrittori e celebrità decedute per pagare l’affitto. Quando le falsificazioni cominciano a sollevare sospetti, decide di rubare le vere lettere dagli archivi delle biblioteche e di venderle attraverso un ex detenuto incontrato in un bar, Jack (Richard E. Grant), mentre l’FBI è in procinto di fermare la truffa.
Copia Originale è una commedia amara, sincera, ritratto di una storia umana dimenticata, apparentemente disperata, un po’ squallida, ma sapientemente narrata e recitata. Il film, diretto da Marielle Heller, è ispirato all’autobiografia (2008) di Lee Israel (Melissa McCarthy), scrittrice talentuosa. Sceneggiatura brillante di Nicole Holofcener e Jeff Whitty.

16 maggio 2019 – NON CI RESTA CHE VINCERE di Javier Fesser
Marco (Javier Gutierrez) è il coach in seconda dell’Estudiantes, team di basket madrileno di serie A. L’ennesimo scontro a suon di pugni, a bordo campo, e l’allenatore capo lo fa uscire di scena. Non pago della lite Marco, alticcio, tampona perfino un’automobile della polizia. Finirà licenziato dal suo lavoro e condannato a nove mesi di servizi sociali durante i quali dovrà allenare una squadra di disabili. Prima cercherà in ogni modo di sottrarsi dall’obbligo, ma poi darà senso alla sua esperienza e competenza professionale aiutando gli altri con generosità. Le premesse sono ovviamente melense e trite, ma Javier Fesser e David Marques allo script impongono un ritmo rapidissimo con un piglio a tratti dissacrante, in altri momenti gioiosamente folle ma con grande rispetto e tenerezza per i suoi attori/personaggi.

23 maggio 2019 – VICE, L’UOMO NELL’OMBRA di Adam McKay
La storia di Dick Cheney (Christian Bale), il vice-presidente più potente della storia americana, considerato da molti il “vero numero uno” della Casa Bianca durante l’amministrazione di George W. Bush.
Dopo La grande scommessa (2015), Adam McKay torna a parlare della recente storia americana, ispirandosi alla biografia di una delle figure più influenti della politica USA. Il regista cerca di far luce sul personaggio: non a caso nella prima sequenza un poliziotto illumina l’automobile del giovane Cheney con una torcia e nel corso della pellicola sono diversi i momenti che giocano proprio sulla contrapposizione luce-ombra. McKay costruisce il film in maniera originale: voce narrante, simbolismi, registri narrativi, giochi linguistici (addirittura un “finto finale” a metà pellicola) e visivi di vario genere.

30 maggio 2019 –  LA DONNA ELETTRICA di Benedikt Erlingsson
Halla sembra una donna come le altre, ma dietro la routine di ogni giorno nasconde una vita segreta: armata di tutto punto compie azioni di sabotaggio contro le multinazionali che stanno devastando l’Islanda. Quando una sua vecchia richiesta d’adozione va a buon fine una bambina si affaccia a sorpresa nella sua vita…
Come nel suo primo film Storie di cavalli e di uomini, Benedikt Erlingsson propone una messa in scena dinamica, costituita da rigorose inquadrature fisse, alternate a riprese aeree e in steadycam, attraverso le quali ‘pedina’ la protagonista e ‘scruta’ la natura.
Un messaggio di speranza più che di cinica disillusione. Un manifesto di lotta ironico ma concreto, che non manca di farci riflettere sulla ‘instabile’ condizione della terra.

6 giugno 2019 – IL MIO CAPOLAVORO di Gastón Duprat
Arturo (Guillermo Francela) è il titolare di una galleria d’arte nel centro di Buenos Aires. Renzo (Luis Brandoni) è un pittore cupo e in evidente declino, che detesta i rapporti sociali e vive quasi in povertà. Sebbene il gallerista e il pittore siano uniti da un’amicizia di lunga data, si trovano in disaccordo quasi su tutto: i loro mondi e le loro idee sono diametralmente opposti, il che è fonte di tensioni e conflitti. Ma il legame che li unisce sarà più forte delle difficoltà.
Reduce dal successo de Il cittadino illustre (2016), l’argentino Gastón Duprat torna a raccontare l’universo dell’arte (basti pensare a L’artista del 2008). Duprat firma una sorta di commedia nera dai toni farseschi, regalando anche momenti drammatici e dando vita a una riflessione sull’arte contemporanea e la sua vacuità.