CANZONE DEL MESE DI MAGGIO

 

L’asino il re ed io
saremo morti domani
l’asino di fame
il re di noia
e io d’amore

 

 

Un dito di gesso
sulla lavagna dei giorni
traccia i nostri nomi
ed il vento fra i pioppi
chiama Asino Uomo Re

 

 

Sole di Feltro nero
già i nostri nomi sono cancellati
acqua fresca nei pascoli
sabbia delle Clessidre
rosa del rosso Rosaio
strada dello scolaro che s’attarda

 

 

L’asino il re ed io
Saremo morti domani
l’asino di fame
il re di noia
e io d’amore
nel mese di maggio

 

 

La vita è una ciliegia
La morte è il suo nocciolo
e l’amore un ciliegio.

 

 

 

L’amore fa rinascere, ma può anche toglierti tutto. Questo, insieme alla consapevolezza di una vita che ha inizio ma anche fine, è il tema di “Canzone del mese di maggio” di Jacques Prévert, un componimento potente, che con lo strumento delle immagini e dell’ironia ci racconta la visione di un poeta che ha saputo raccontare come pochi altri la forza inalienabile dei sentimenti umani.
Nel 1946, Jacques Prévert pubblica Histoires, una raccolta poetica che, insieme a Paroles, segna un punto di svolta nella poesia francese del dopoguerra. Tra le poesie più emblematiche di Histoires troviamo “Canzone del mese di maggio”, un componimento che incanta per la sua semplicità apparente e la profondità dei suoi significati. Le immagini evocate sono potenti e suggestive: l’asino, il re e l’uomo rappresentano tre figure simboliche che condividono un destino comune.
L’asino muore di fame, il re di noia e l’uomo d’amore, in un mese di maggio che diventa metafora della vita stessa. La poesia si chiude con una triade che sintetizza l’esistenza: “La vita è una ciliegia / La morte è il suo nocciolo / e l’amore un ciliegio. ”
Una conclusione che, con la sua apparente leggerezza, racchiude una riflessione profonda sulla condizione umana.
Prévert ci mostra come ogni essere vivente sia destinato alla morte, ma lo fa con una leggerezza che non è superficialità, bensì una forma di accettazione serena del ciclo della vita.
La poesia invita a vivere pienamente, ad abbracciare l’amore nonostante la sua fragilità, a trovare bellezza anche nella consapevolezza della fine.
In questo senso, “Canzone del mese di maggio” è un inno alla vita, un’esortazione a cogliere l’attimo e a riconoscere la poesia che si nasconde nelle piccole cose quotidiane.


JACQUES PRÉVERT

Non è riduttivo se lo si ricorda come poeta dell’amore, visto che in gran parte della sua produzione domina questo sentimento spontaneo e libero, visto come unica fonte di salvezza. Nato a Neuilly-sur-Seine il 4 febbraio 1900 e morto a Omonville-la-Petite l’11 aprile 1977, poco più che ventenne si trasferì a Parigi, nel quartiere di Montparnasse, dove entrò in contatto con la corrente letteraria surrealista, che ebbe in André Breton il principale teorico.
Figlio di un impiegato municipale, lasciò la scuola a quindici anni, lavorando a Parigi nei grandi magazzini e poi, effettuato il servizio militare (1918-1921), nell’editoria. Frequentò circoli politici e letterari in cui l’antimilitarismo e l’anticlericalismo si accompagnavano all’esaltazione della poesia e della libertà d’espressione: in questo quadro si inseriscono la vicinanza al Surrealismo (1925-1929), il lavoro all’interno del gruppo di teatro militante Octobre (1932-1936) e la partecipazione alle lotte antifasciste del Front populaire (1936-1938).

Dopo aver pubblicato le prime poesie nel 1930, si dedicò al teatro e al cinema, scrivendo la sceneggiatura per grandi registi come Jean Renoir e Marcel Carné. Negli stessi anni compose i testi di numerose canzoni di Joseph Kosma, portate al successo da artisti famosi, quali Juliette Greco e Yves Montand.

La sua opera più celebre è Paroles, raccolta di liriche che ne mostra la straordinaria vena poetica, a cavallo tra simbolismo e surrealismo.

Fonte: Libreriamo.it

 

MGF