PRIMO CLASSIFICATO

Paolo Zanasi

MOTIVAZIONE:

Metro: versi liberi, rime sciolte.
Vibrante nella sua iconica espressione, la lirica percorre i dolori e le speranze dell’umanità affacciandosi all’inaudito attraverso la climax.
Come un dettaglio cinematografico, il titolo presenta una efficace durezza fonica che si ritrova nei primi sette versi dove l’allitterazione della r e della t appaiono come presagio di morte.
Il distico finale cambia tutto abbandonando le due consonanti e, attraverso la sineddoche dell’ulivo, schiude a un nuovo mondo, a un’altra vita.

 

TERRA SANTA – DENTRO

Se le religioni taceranno
resteranno le pietre,
lanciate, che gridano
resterà l’onda scura, di notte,
che solleva un varco nel mare
resterà l’ulivo doloroso
a piegarsi nel giardino
e la luce abbagliante nel sole
su una tomba aperta.

 


SECONDA CLASSIFICATA

Elisa Malvoni

MOTIVAZIONE:

Nell’attuale vivere frenetico in cui tutto è corsa, e trova certezze della vita parallela proposta dall’etere, chi vive al margine della modernità si trova emarginato.
Ma il suo silenzio, la sua solitudine non hanno voce? Qual è il confine tra l’io e il noi? Tra ciò che è giusto o sbagliato?
La poesia ben illustra il disagio di chi chiede di essere libero di seguire la linea tracciata da abitudini e modelli di comportamento forse obsoleti, ma non per questo meno validi e veri, che hanno forgiato la generazione che ci precede e che ha come riferimento un sentire etico e spirituale profondo.

 

NON MI SOLLEVERÀ UN VERBO DI MOTO

Proseguire per voi è lieve:
avete Google, è così pratico,
avete la strada più breve,
il completamente automatico,
la risposta pronta
e anche la domanda vi è suggerita.

A me la cognizione giunge al buio,
mi aspetta distesa sul divano
tiepido stagno
a far germogliare piano
il mio pensiero inedito.

Mentre lo sto incubando
tra la felpa infeltrita e la coperta,
non mi solleverà un verbo di moto.
Alle vostre scomode parole
cambierò posizione, solo un poco.

 


TERZO CLASSIFICATO EX AEQUO

Pietro Baccino

MOTIVAZIONE:

Versi liberi, lineari, musicali per raccontare l’impotente consapevolezza di fronte alla scomparsa di qualcosa (una persona? la poesia?) scivolata via senza un cenno, dissolta nel vento come bolle di sapone, lasciando ferite dolorose.
Rimarrà solo un bozzolo di silenzio, dove inutili, a quel punto, saranno le parole.

 

NEL SILENZIO

Neppure mi sussurri
un debole saluto,
quando il sole accarezza i tuoi capelli.

E nel silenzio parti,
vai lontana
così, come svaniscono
le bolle di sapone.

T’involi nella brezza
che respira sul mare
e lambisce ferite di salsedine.

E che farò, quando non ci sarai,
di queste mie parole, chiuse al buio?

Sarò anch’io nel silenzio.


TERZA CLASSIFICATA EX AEQUO

Marisa Trentini

MOTIVAZIONE:

Ritrovarsi come l’unico ospite che percorre la navata della chiesa vuota, porta a riscoprire l’altare-mensa e il significato profondo dell’inginocchiarsi con gratitudine davanti al mistero di Dio. In quel momento si colma la distanza del cuore, restituendo il senso stesso della nostra religione che è accoglienza, perdono, ascolto. Non ci sono altre parole, se non quelle di questa lirica, per spiegare come abbandonarsi al silenzio interiore e alla gratitudine verso Dio possa restituirci a quella appartenenza mai del tutto dimenticata.

 

GRATITUDINE

La porta si apre a fatica,
è scura, pesante.
Dentro, l’aria sa di nubi.
Conto i miei passi lenti,
sono corti, sempre uguali.
Piccole fiamme tremolanti
danzano nella penombra,
appartate e silenziose.
Senza un rumore attorno
non ho paura, solo non so
dove posare gli occhi.

Scelgo di seguire la luce
e incontro l’altare.
E’ una tavola aperta,
imbandita, immersa nel chiarore
e io sono lì, unico ospite,
senza invito né doni da offrire.
Le ginocchia si piegano
sopra il marmo freddo
e rimango immobile
a cercare le parole.
I pensieri si ammassano confusi,
indietreggiano e si sorpassano.

Voglio raccontarmi
ma non trovo il principio…
Mi schiarisco la voce,
alzo lo sguardo
e sento che provengo da terre lontane.
“Grazie”, pronuncio sottovoce.
Mi sorge un sorriso limpido
e le parole si fanno d’un tratto
docili e sconfinate.

MGF