Regia di James Mangold – USA, 2023
142′ – Avventura, Azione
con Harrison Ford, Antonio Banderas, John Rhys-Davies

 

 

 

 

 

 

GUARDI INDIANA JONES, MALINCONICO, E PENSI: NON SONO GLI ANNI, AMORE, SONO I CHILOMETRI

Di tempo ne è passato da quando Indy saltava tra i treni e si lanciava da ponti traballanti. E che gli anni siano trascorsi ce lo dice proprio il prologo del film, diviso tra passato e presente, a ricordarci com’era un tempo e com’è oggi il professor Jones. Ce lo ricorda l’ormai celebre sequenza ambientata negli anni trenta, in cui un Harrison Ford ringiovanito da un eccellente lavoro di digitalizzazione prende a schiaffi orde di nazisti mentre tenta di riappropriarsi dell’ennesimo oggetto che meriterebbe di stare in un
museo: la leggendaria Lancia di Longino.
Un’avventura che segnò una svolta cruciale per il protagonista: la scoperta di una sola metà di un’antichissima reliquia, il Quadrante di Archimede, che divenne una vera e propria ossessione per il suo caro amico Basil Shaw. Un lungo incipit che immerge nelle atmosfere classiche della saga prima che la storia ci riporti al presente: tre decenni dopo, nel 1969, in una situazione contrapposta alle gesta atletiche di Indiana Jones.
Ormai anziano, ancora più burbero, che litiga con i vicini perché vuole silenzio. Che fatica a farsi rispettare e seguire, in un’aula di ragazzi che sbadigliano e che non lo guardano più con gli occhi innamorati di chi osserva un dio greco. È un Henry sconfitto, stanco, disilluso. Anche quando Helena (Phoebe Waller-Bridge), figlia del caro amico Basil, si presenta alla sua porta per portare avanti le ricerche del defunto padre, affamata di avventura, di pericolo, di soldi, l’unica a possedere le informazioni necessarie a trovare la metà perduta del Quadrante di Archimede, un oggetto grazie al quale il celebre pensatore ellenico poté fare cose incredibili, come prevedere il futuro e… viaggiare nel tempo.
E Jones non ce la fa: è invecchiato, è goffo, non combatte e non scatta più come una volta.
Ma in nome dell’amicizia e dell’affetto che prova per Helena, sua figlioccia, ritrova la forza per indossare il cappello e riappendere la frusta alla cintura. In un ultimo viaggio alla riscoperta di se stesso, una riflessione su cos’è stato, cos’è adesso e cosa sarà
Indiana Jones. Cosa ci lascia davvero Indiana Jones 5? La consapevolezza, forse, che Indy può essere davvero immortale, pur sentendosi fallibile, fuori posto, fuori tempo.
Che passano gli anni, i capelli diventano bianchi, le rughe si appesantiscono, ma che Harrison Ford sarà sempre e comunque Henry Jones. E lo è ancora oggi, con ogni fibra del suo essere. Col suo grugno sarcastico, con gli occhi imbronciati. Vale ancora il prezzo del biglietto vederlo con giacca, cappello e frusta. Ed è per questo che, credendoci con forza, Indiana Jones e il Quadrante del Destino può soddisfare chi non desiderava altro: rivedere lui, per un’ultima volta.

Gabriele Laurino – Everyeye.it

 

CURIOSITA’ su Indiana Jones

  • Il suo nome completo è Henry Walton Jones Jr.. “Indiana” è un soprannome che gli ha dato il padre, ed era il nome del suo cane.
  • I suoi genitori si chiamano Henry Walton Jones Sr. e Anna Mary Jones. Nella serie si scopre che la mamma di Indiana Jones ha avuto una breve relazione clandestina con nientemeno che Giacomo Puccini.
  • George Lucas spiegò la sua idea per Indiana Jones a Steven Spielberg alle Hawaii,dove si era rifugiato temendo che Star Wars diventasse un flop
  • Tom Selleck fu la prima scelta per interpretare il celebre archeologo, ma i suoi impegni con la serie Tv Magnum P.I. gli impedirono di partecipare al progetto.
  • Il locale di Shanghai in cui si svolge la prima scena di Indiana Jones e il tempio maledetto si chiama Club Obi-Wan, chiaro riferimento al maestro Jedi Kenobi
  • Sul set del secondo film della serie Steven Spielberg ha conosciuto l’attrice Kate Capshaw, ancora oggi sua moglie.
  • Nella sequenza flashback che apre Indiana Jones e l’ultima crociata, il giovane Indy interpretato da River Phoenix si colpisce al mento con una frusta, giustificando così la vera cicatrice di Harrison Ford
  • Sean Connery, che in L’ultima crociata interpreta il padre di Indiana, era in realtà soltanto dodici anni più vecchio di Harrison Ford.
  • Indiana Jones e il regno del teschio di cristallo è l’unico dei film della saga in cui il protagonista non spara mai con la sua pistola.
  • Indiana Jones ha fatto talmente tanto per l’archeologia che ora anche Harrison Ford è un archeologo. Indiana Jones ha contribuito a un boom di iscrizioni a queste facoltà almeno quanto l’ha fatto Jurassic Park per la paleontologia. Nel 2008 Ford fu eletto membro della Board of Directors dell’Archaeological Institute of America.
  • Il cappello viene da Londra, ma è australiano. Indiana Jones non sarebbe Indiana Jones senza il suo cappello. La costumista Deborah Nadoolman ha rivelato di averlo preso a Londra, da Herbert Johnson, noto negozio di cappelli. Si tratta di un modello australiano, modificato fino a diventare il celebre fedora di Indy.
  • Veri serpenti, insetti e topi. Oggi probabilmente si farebbe tutto in computer grafica, ma negli anni ’80 Spielberg ha usato veri serpenti (8mila!) per I predatori dell’arca perduta, veri insetti nella scena della cena di Il tempio maledetto e veri topi per le catacombe di L’ultima crociata.

MGF