Regia di James Hawes – USA, 2023 – 110′

con Anthony Hopkins, Helena Bonham Carter, Johnny Flynn

 

 

 

 

 

UN’OPERA CHE SI METTE AL SERVIZIO DELLA STORIA NON SPRECANDO UN SOLO MOMENTO. È UNO DEI FILM PIÙ BELLI SULL’OLOCAUSTO.

1938. Vigilia della Seconda Guerra Mondiale, Nicholas Winton, londinese, 29 anni, agente di borsa, avvertendo la minaccia dell’invasione della Germania di Hitler organizza un piano di salvataggio, noto come “Operazione Kindertransport” per centinaia di bambini, molti di religione ebraica, prima dell’inizio del conflitto. Grazie a Martin Blake, che gli aveva chiesto di andare a Praga per aiutarlo a coordinare le operazioni del Comitato Britannico per i rifugiati della Cecoslovacchia e altre figure centrali come Doreen Warriner e di sua madre Babette che intanto collaborava da Londra, Winton riesce a far partire otto treni con a bordo centinaia di bambini che raggiungono la Gran Bretagna dove vengono ospitati da famiglie affidatarie. Nella seconda metà degli anni ’80, l’impegno di Winton viene finalmente riconosciuto pubblicamente quando ha avuto l’occasione di incontrare quei bambini ormai adulti nel corso della trasmissione della BBC That’s Life!. Alla fine ne ha salvati 669 dai campi di concentramento e verrà denominato come lo “Schindler britannico”.
Proprio come in Schindler’s List di Spielberg, c’è un elenco di nomi da salvare. E come in quel film, anche in questo caso i volti restano subito impressi, dai bambini nel campo di rifugiati in Cecoslovacchia sotto la neve che chiedono la cioccolata a Nicholas, alla dodicenne che porta con sé un neonato, ai genitori che sono costretti a separarsi dai loro figli.
Il primo piano in One Life ha una forza espressiva dirompente proprio perché racchiude la storia di ognuno dei personaggi. James Hawes è al suo primo lungometraggio per il cinema ma sembra che ne ha già girati dieci dopo aver già mostrato le proprie capacità per circa trent’anni come solido regista televisivo.
One Life ridefinisce autonomamente il proprio posto all’interno del “cinema sull’Olocausto”, si sofferma su dettagli fondamentali e inquietanti (la cartina con il piano temporale di espansione di Hitler nel corso degli anni) ma soprattutto ci sono i momenti delle partenze e degli arrivi, tra le stazioni della Cecoslovacchia e di Praga, che sono pagine di grande cinema.
Possono essere un po’ più lunghi (l’affidamento dei bambini alle famiglie inglesi) o anche brevissimi ma che lasciano il segno (l’attesa al binario di un treno che non arriverà mai). Ma già da qui si vede in James Hawes la mano sicura ma al tempo stesso coinvolta dalla storia che racconta, dove le tracce della memoria sono già in quella stanza incasinata della casa di Winton nel 1987.
In più, colpiscono contemporaneamente le prove di Anthony Hopkins e Johnny Flynn (rispettivamente Winton anziano e giovane). Il primo con una maestria e un’intensità che diventa esplosiva nella trasmissione That’s Life! in cui rivede molte delle persone che ha salvato. È una scena cruciale e sconvolgente di cui è già presente un filmato su YouTube. Hopkins sembra riprodurlo con una lezione di tecnica di recitazione mentre in realtà lo reinventa facendo vivere sulla propria pelle quello che il suo personaggio stava provando. Flynn invece è vero in ogni inquadratura e sembra quasi uscire dal documentario di un personaggio.
Non c’è un momento sprecato, ogni inquadratura arriva e colpisce direttamente. Quella di One Life è una storia emozionante raccontata benissimo, con rispetto, pudore e passione, rabbia. Quando il cinema sa mettersi al servizio della Storia. Proprio per questo One Life è già, in qualche modo, un film indimenticabile.

Simone Emiliani – MyMovies


Anthony Hopkins giganteggia nel ruolo di Nicholas Winton, che salvò 669 bambini ebrei prima dello scoppio della Seconda guerra mondiale: un period drama che inizia in modo scolastico per poi rivelarsi semplice e commovente


La dimensione epica della generosità è una di quelle cose che al cinema funzionano meravigliosamente: la quadratura tra lo sforzo del singolo e la salvezza dei molti trova subito la misura giusta dello schermo, la magnitudo della scossa emotiva necessaria a collocare la Storia nella sua bella cornice da appendere nel salotto della vita quotidiana.


Recensioni
3/5 Cinematografo.it
3,7/5 MyMovies
3,6/5 Sentieri selvaggi

 

NICHOLAS WINTON (1909 – 2015)

Nicholas Winton nasce in Inghilterra nel 1909 da una famiglia ebrea di origine tedesca.
Lavora in diverse banche a Berlino e Parigi. Nel 1938 diventa operatore di Borsa a Londra. Nel mese di settembre dello stesso anno Hitler invade la regione cecoslovacca dei Sudeti. Un amico, che lavora all’ambasciata inglese a Praga, lo coinvolge nell’assistenza ai profughi.
A Praga sono già presenti numerosi volontari che prestano servizio per lo più per militanza politica antinazista, ma Winton non si fa illusioni sul futuro che attende gli ebrei e non intende limitarsi a un’attività di primo soccorso.

 

Trevor Chadwick

 

Operando nella Praga occupata, a continuo rischio di essere arrestato, porta avanti un progetto più ampio: vuole trovare famiglie britanniche che consentano almeno ai bambini di salvarsi, espatriando in Inghilterra. Inizia a cercare famiglie che ospitino questi bambini e ottiene l’approvazione del progetto dal Ministero degli Interni inglese. Mentre rientra a Londra, da dove dirigerà le operazioni nottetempo dopo il lavoro, il suo collaboratore a Praga Trevor Chadwick compila una lista di bambini pronti a partire.

 

 

 

 

È l’inizio dei Kindertransport, otto viaggi in treno attraverso tutta l’Europa che permetteranno il salvataggio di 669 bambini. I salvataggi si interrompono il 3 settembre 1939, quando il nono treno in partenza da Praga viene bloccato perché è scoppiata la guerra. Durante il conflitto Winton combatte nella Royal Air Force conseguendo il grado di Ufficiale aeronautico. In tempo di pace osserva il più stretto riserbo sulla sua vicenda finché, nel 1988, la moglie Greta non scopre un suo taccuino con annotati tutti i nomi dei bambini salvati e i dati delle famiglie che li hanno accolti.

 

 

Da quel momento Winton diventa un personaggio molto popolare ed è candidato diverse volte al Premio Nobel per la Pace. Nel 2003 è stato nominato cavaliere dalla regina Elisabetta II per i suoi “servizi all’umanità”. Nel 2009 a Praga è stato organizzato un viaggio in treno attraverso l’Europa per commemorare i Kindertransport. In questa occasione Winton ha dichiarato: “La vera sfortuna è stata che nessun altro Paese abbia fatto altrettanto. Ho provato a sensibilizzare gli americani, ma non hanno preso con sé alcun bambino. Se l’avessero fatto avrebbero fatto la differenza”.
Molti dei bambini salvati costituiscono per Winton una sorta di grande famiglia allargata. Sir Nicholas si spegne nel sonno nella notte tra il 1° e il 2 luglio 2015, nell’anniversario del Kindertransport più numeroso.
Sir Nicholas Winton è onorato nel Giardino dei Giusti di Bergamo.

 

 

Praga ha dato l’ultimo saluto a questo grande uomo il 3 luglio 2009. Nella stazione centrale, intitolata al presidente americano Woodrow Wilson, per i cechi uno dei simboli della Cecoslovacchia libera e indipendente del periodo interbellico, circa 800 persone si sono radunate intorno alla statua di bronzo di Flor Kent che lo ritrae insieme a due bambini sulla piattaforma numero uno da dove partirono gli otto kindertransport, i viaggi in treno attraverso tutta l’Europa. Un’opera, posizionata in un luogo frequentato, che ricorda ai viaggiatori il diritto alla vita e alla libertà di ogni essere umano.

 

 

Fonte: Associazione Gariwo

Vi suggerisco a questo link un approfondimento sulla sorte dei bambini durante l’Olocausto:

https://encyclopedia.ushmm.org/content/it/article/children-during-the-holocaust

..e ancora:

https://www.shalom.it/europa/a-85-anni-dal-kindertransport-i-sopravvissuti-si-riuniscono-in-una-cerimonia/

 

MGF