Regia di Thaddeus O’Sullivan – USA, 2023 – 91′
con Maggie Smith, Laura Linney, Kathy Bates

 

 

 

 

 

UN FILM PIACEVOLE COME UNA TAZZA DI TÈ IRLANDESE. CON UN CAST DI ESPERTE CHE CI FA SORRIDERE E COMMUOVERE.

Dublino, 1967. A quarant’anni di distanza dalla sua partenza per gli Stati Uniti, Chrissie Limey torna alla casa dove è nata e ha trascorso la sua adolescenza, per partecipare al funerale della madre Maureen. La comunità la accoglie con sorpresa, in particolare Lily, la migliore amica di Maureen, ed Eileen, che è stata la migliore amica di Chrissie. Il grande assente è Declan, il figlio di Lily, morto da giovane per annegamento – lui che sapeva nuotare come un pesce. Quando erano ragazzi Chrissie, Eileen e Declan erano inseparabili, e Chrissie e Declan erano una coppia innamorata.
Poi però è successo qualcosa che ha creato divisioni insanabili all’interno del gruppetto, e che ha determinato la partenza di Chrissie per gli Stati Uniti. Il funerale di Maureen è anche l’occasione per assegnare un premio ad alcuni membri della comunità: un pellegrinaggio a Lourdes, che potrebbe ridare la parola ad un bambino e la speranza ad Eileen. Quel viaggio diventerà soprattutto un’occasione di perdono e di riconciliazione – se coloro che l’hanno intrapreso sapranno accoglierle.
The Miracle Club ha un titolo fuorviante, perché fa presupporre una commedia scanzonata, di quelle in cui un gruppo di attrici âgée gigioneggiano per suscitare l’ilarità del pubblico.
Qui il gruppo centrale di attrici è effettivamente âgée, ma la storia non è comica, anche se non mancano i siparietti divertenti. La trama ha parecchie fragilità e l’ambientazione irlandese fa leva su molti stereotipi cinematografici, che il regista dublinese Thaddeus O’Sullivan cavalca senza esitazione, ma il gruppetto di interpreti formato da Kathy Bates, Laura Linney, Maggie Smith e un quasi irriconoscibile Stephen Rea riesce a tenere alta l’attenzione del pubblico. A rubare la scena, come sempre, è la quasi nonagenaria Smith nel ruolo di Lily, una madre gravata dal lutto e dal senso di colpa che però non ha perso l’ironia e la capacità di dimostrarsi affettuosa e fedele.

Kathy Bates ritorna in gran forma (anche fisica) per calarsi nel ruolo complesso di Eileen, madre di famiglia che non ha mai lasciato il suo quartiere, con un marito brontolone (l’irresistibile Stephen Rea) ad incarnare un certo maschilismo d’antan. Laura Linney dà alla sua Chrissie reticenza e misura, raccontando una donna che ha imparato l’empatia pur non avendone ricevuta alcuna nel proprio passato, custode di un lontano rancore di cui vorrebbe liberarsi.

La ricostruzione d’ambiente è attenta anche se un po’ stucchevole, e l’intera confezione è piacevole, nonostante (o grazie a) l’adesione a molti cliché: una rassicurante tazza di tè irlandese servita da un cast di professioniste esperte nel far commuovere e sorridere.

Paola Casella – MyMovies


“Questo è un road movie, un viaggio di scoperta dove non sai cosa troverai alla fine. Tutto ciò che le protagoniste sanno è che si stanno lasciando la vita alle spalle.“ Thaddeus O’Sullivan


Recensioni
3,2/5 Movieplayer
4/5 Ciak Magazine
2,7/5 MyMovies

 

MAGGIE SMITH: 89 ANNI E UNA LUNGA CARRIERA RICCA DI SUCCESSI

Dame Maggie Smith (28 dicembre 1934 – Londra) è una vera e propria luce verde speranza (ancora oggi e nonostante l’età) nella cinematografia mondiale, una delle migliori attrici inglese che il panorama della Settima Arte abbia avuto. Una voce, un volto e delle movenze che non usciranno mai dalla testa dello spettatore. Irresistibile, mai sottovalutata, una vera pietra rara da incastonare nella memoria collettiva e che tutti, nel nostro piccolo, vorremo possedere.

 

 

 

GLI INIZI – Nel 1958 ottiene il primo ruolo da protagonista nel film Senza domani di Seth Holt, che le vale una candidatura ai BAFTA Awards come miglior attrice debuttante.

LA CONSACRAZIONE – Il ruolo che la consacra come icona del cinema è quello di Desdemona in Otello, film del 1965 con Laurence Olivier. Smith ottiene una candidatura ai Golden Globe come migliore attrice e una all’Oscar come miglior attrice non protagonista

 

 

 

IL PRIMO OSCAR – Nel 1969 Maggie Smith è la protagonista assoluta de La strana voglia di Jean di Ronald Neame. Nella pellicola interpreta l’anticonformista professoressa Jean Brodie. Per quel ruolo le viene assegnato il BAFTA Awards e vince il primo Oscar come miglior attrice protagonista nel 1970

 

 

 

ANNI D’ORO – Gli anni Settanta per Smith proseguono nel segno del successo con In viaggio con la zia (1972), dove interpreta l’eccentrica zia Augusta, che le vale una candidatura ai Golden Globe e all’Oscar come migliore attrice protagonista. Nel 1976 recita poi in Invito a cena con delitto di Robert Moore, dove prende la parte dell’investigatrice Dora Charleston, e nel 1978 in Assassinio sul Nilo tratto dal romanzo di Agatha Christie

 

 

 

IL SECONDO OSCAR – Nel 1979 fa parte, con Michael Caine e Jane Fonda, del cast di California Suite di Herbert Ross. Smith, che nella commedia interpreta un’attrice lunatica, vince il suo secondo Oscar, stavolta come miglior attrice non protagonista. Riceve inoltre il Golden Globe e una candidatura ai BAFTA

 

 

 

GLI ANNI OTTANTA – Nel 1985 Smith intepreta Charlotte, dama di compagnia di Helena Bonham Carter, in Camera con vista di James Ivory. Grazie a questo ruolo vince il secondo Golden Globe con miglior attrice e ottiene una candidatura all’Oscar Gli anni Ottanta proseguono con La segreta passione di Judith Hearne (1987) di Jack Clayton. Per l’interpretazione della protagonista, una cinquantenne insegnante di pianoforte, Smith riceve il BAFTA alla miglior attrice

 

ANNI NOVANTA – Negli anni Novanta, l’attrice britannica trova l’ennesima ondata di successo grazie alla sua doppia partecipazione nel film Sister Act (1992) e nel suo sequel (1993). In entrambi interpreta la Madre Superiora del convento a fianco della “suora scatenata” Whoopi Goldberg. Maggie Smith è protagonista anche di Un tè con Mussolini (1999). Grazie all’ennesima magistrale interpretazione, per la regia di Franco Zeffirelli, l’attrice britannica chiude un altro fortunato decennio ottenendo il suo settimo BAFTA Award

 

 

ANNI DUEMILA – Smith si fa conoscere anche ai più giovani lungo tutti gli anni Duemila, nei quali viene ricordata per l’interpretazione della (severa ma buona) professoressa Minerva McGranitt nella serie Harry Potter

 

 

 

 

ANNI DUEMILADIECI – Tra i ruoli iconici di Smith non si può non citare quello di Violet, Contessa Madre di Grantham, nella serie televisiva Downtown Abbey. Per la sua intepretazione riceve due premi Emmy (2011 e 2012), una candidatura come miglior attrice non protagonista ai BAFTA (2012) e ottiene una vittoria al Golden Globe come miglior attrice non protagonista in una serie (2013)

 

 

 

 

MGF