Docufilm
Regia di Michele Mally.

CON LA PARTECIPAZIONE STRAORDINARIA  DEL PREMIO OSCAR® JEREMY IRONS

 

 

 

 

 

Un film evento alla scoperta dei tesori del museo di antichità egizie più antico al mondo che accoglie oltre 900 mila visitatori all’anno.

L’ANTICO EGITTO: UN AFFASCINANTE MISTERO

L’Antico Egitto non ha ancora smesso, e forse mai smetterà, di affascinare ogni nuova generazione.
Un’epoca lontana, ma quanto? Più di quanto immaginiamo. Basti dire che la data della fondazione di Roma è più vicina a quella della creazione degli smartphone piuttosto che alla data della costruzione delle Piramidi di Giza.

 

Pensando a questo dato, e alle opere immense dell’Antico Egitto, non meraviglia che ancora oggi restiamo attoniti di fronte alle testimonianze di questa splendida civiltà, la più longeva di tutta la storia. E le continue scoperte che non smettono di essere dissotterrate testimoniano quanto poco ancora sappiamo degli Egizi, della loro cultura, della vita di tutti i giorni.

 

 

 

 

Sappiamo dei loro dèi, delle credenze principali, abbiamo un’idea di come fosse la loro struttura sociale e possiamo comprendere almeno una parte del loro metodo di scrittura, ma siamo ben lontani da avere di loro una conoscenza approfondita; e anche se ottenere questa conoscenza è un’impresa veramente pantagruelica, abbiamo la fortuna di avere degli egittologi appassionati e impavidi, che ogni giorno scavano sotto la sabbia per liberare un pezzettino in più di storia.

 

 

A ben pensarci, è quasi schiacciante l’idea di quanto ancora ci manchi da sapere: come venivano costruite le piramidi? Le ipotesi che sono state fatte nel corso dei secoli sono una più assurda dell’altra, e anche le più razionali implicano il coinvolgimento di un tale dispiego di manovalanza da far girare la testa, soprattutto se consideriamo che, contrariamente a quanto siamo spinti a credere, gli schiavi avevano più o meno gli stessi diritti di un comune operaio edile dei giorni d’oggi: di recente è stata ritrovata una tavoletta in cui veniva preso nota delle assenze degli schiavi e del motivo.
Le ragioni andavano dalla malattia al dopo-sbronza, finanche all’impegno nel campo di un familiare, o addirittura le mogli che avevano bisogno di assistenza durante il periodo mestruale: richieste di permesso che oggi meriterebbero almeno un’alzata di sopracciglia da parte del datore di lavoro, mentre allora sembravano essere più che comuni.

 

Non sembrava esserci nemmeno una distinzione così netta come al giorno d’oggi tra uomini e donne: sappiamo di regine e sacerdotesse che sono state amate e stimate allo stesso modo in cui venivano amati e stimati gli uomini nelle stesse posizioni sociali. Le donne nell’antico Egitto erano considerate al pari degli uomini ed erano una parte complementare della società, indispensabili per l’equilibrio del Paese. A dispetto di quello che si può pensare oggi, le donne egiziane dell’antichità avevano infatti un ruolo importante e contribuivano al mantenimento dell’equilibrio sociale, religioso, civile e politico; promuovevano la pace nella popolazione e rappresentavano un baluardo contro il caos.

 

 

E che dire delle tecniche di mummificazione dei corpi? Ancora oggi non sappiamo inventare un sistema più efficace per conservare una salma, e disponiamo di un livello tecnologico avanzatissimo. Per non parlare della devozione dei vivi nei confronti dei defunti: oggi amiamo tenere con noi qualche oggetto come ricordo della persona cara che non c’è più, mentre allora il defunto era la priorità. La maglietta preferita del mio papà non sarebbe nel mio armadio, ma sarebbe con lui, per permettergli di vestirsi come gli piaceva anche nell’aldilà.

 

È questa una dimostrazione di amore che va al di là della normale concezione: è un amore puro, privo di egoismo, e forse è l’unico vero segreto dell’Antico Egitto, quella conoscenza che stiamo cercando di ricostruire un pezzetto alla volta dissotterrando i segreti del passato.
L’amore per i defunti, l’amore per il prossimo, l’amore per tutto ciò che è bello e luminoso: tutto questo è ciò che ha portato a creare opere grandiose come le tombe dei faraoni, i templi, i palazzi. E tutto ciò, sembra di capire, in un’atmosfera molto più sana ed equilibrata di quella a cui siamo abituati al giorno d’oggi, dove ognuno veniva considerato in quanto se stesso, non in quanto donna o uomo, schiavo o faraone: nel proprio ruolo, ognuno era importante.

Come millenni dopo dirà Martin Luther King, non importava se fossero cespugli nella valle o pini sulla vetta delle montagne, ognuno era necessario a mantenere l’equilibrio della società.

Beatrice Fiorello
Dott.ssa in Scienze dei Beni Culturali

 

MGF