A LETTO CON SARTRE 

Drammatico
Regia di Samuel Benchetrit – Francia, 2021- 107′
con François Damiens, Ramzy Bedia, Vanessa Paradis

 

 

 

 

 

LA TRAMA

E’ ambientato in una cittadina nei pressi di un porto a nord della Francia, dove le persone trascorrono la loro vita isolate e col tempo si sono abituate alla violenza. La loro esistenza viene sconvolta improvvisamente da arte e amore, che iniziano a influenzarle fortemente.
Tra di loro c’è il boss locale, Jeff (François Damiens), che cerca di conquistare la cassiera di cui si è innamorato con poesie d’amore, alquanto discutibili. Poi abbiamo i suoi due tirapiedi Jesus (Joey Starr) e Poussin (Bouli Lanners), impegnati a organizzare un party per la figlia adolescente di Jeff e perfino disposti ad aiutare la ragazza a fare colpo sul tipo che le piace. Infine, Jacky (Gustave Kervern), uno scagnozzo che grazie all’amore per una donna scopre l’arte del teatro e, pur di starle vicino, si ritrova a recitare in una pièce sulla vita sessuale di Sartre e Simone de Beauvoir.
È così che la poesia, l’arte e il teatro aiuteranno questi personaggi a dare un senso alla loro vita, mostrando come spesso anche i più “duri” abbiano un cuore tenero.

 

LA RECENSIONE

UNA COMMEDIA SURREALE CHE FA SORRIDERE E SOSPIRARE, NELLA PIENA TRADIZIONE DEL CINEMA FRANCESE ESISTENZIALE.

In una cittadina del nord della Francia che si affaccia sul mare, un gruppo di scagnozzi affiliati a un giro di malavita portuale si trovano alle prese con alcuni incarichi particolari, che li metteranno di fronte a insolite questioni di bellezza, arte e poesia.
Jeff, il boss poeta, corteggia una cassiera del supermercato con i suoi versi. Tutto ciò mentre sua moglie si strugge e sua figlia sta per festeggiare il compleanno. La coppia formata da Poussin e Jesus è incaricata di convincere i compagni di scuola della ragazza a presenziare. Nel frattempo, Jacky deve recuperare i soldi di un debito da un uomo, ma finisce per invaghirsi di sua moglie e della sua passione per il teatro. Con la testa tra le nuvole e i pugni in tasca, con un business da portare avanti e con un mare in cui perdere lo sguardo: è il crocevia di un manipolo di criminali di provincia d’improvviso folgorati dalla sensibilità.
Il regista Samuel Benchetrit ne fa una commedia assurda e surreale che gioca con gli stereotipi della mascolinità, del genere gangster e della pretenziosità artistica.
Con le loro camicie a maniche corte un po’ smorte, i protagonisti nati dalla penna di Benchetrit abitano un mondo di privilegio ma con disagio, facendo i conti con la fallibilità del corpo e aspirando, forse, a qualcosa in più nell’anima. Una situazione che, unita al particolare connubio di humor e violenza, ricorda i territori esplorati dai Soprano di David Chase. Siamo però in Europa, e più in particolare in Francia;
l’introspezione analitica non può essere la soluzione, ma solo un punto di partenza.
Eccoli allora, questi uomini, interrogarsi sulla condizione umana, sulla natura del cambiamento e della felicità, sulle qualità del verso alessandrino. Per non parlare di una pièce teatrale su Sartre, senza il quale non può esserci emancipazione ma i cui
interpreti continuano a finire cadaveri.
Benchetrit firma una sceneggiatura che vive di momenti e di frammenti, con tre storie che si intersecano e altre che si infilano nei pertugi. Quando lo strano matrimonio tra il terreno e lo spirituale funziona, il tintinnio è limpido e originale; le altre volte, è una sorda stranezza comunque non priva di curiosità.
A letto con Sartre merita in particolare per il grande cast di caratteristi francofoni, che è impagabile vedere riuniti in tale abbondanza e con tale libertà.

Tommaso Tocci – Mymovies

 

IL REGISTA

SAMUEL BENCHETRIT
Champigny-sur-Marne
26 giugno 1973

 

 

 

Regista di cinema e teatro, attore, sceneggiatore e scrittore, Samuel Benchetrit è un artista di talento che colleziona opere di successo. Inizia a realizzare cortometraggi da autodidatta. Nel 2000, con Nouvelle de la tour L, si aggiudica il Premio del Pubblico al Festival International du Film d’Amiens. Lo stesso anno porta in scena Poème à Lou di Guillaume Apollinaire con Jean-Louis Trintignant che, l’anno successivo, reciterà in Comédie sur un quai de gare, opera scritta dallo stesso Benchetrit e selezionata per il Molière per il Miglior Autore Francofono nel 2001.
Dopo questa prima prova più che soddisfacente, nel 2003 gira Janis et John, il suo lungometraggio d’esordio. Nel 2007 ha scritto e diretto il lungometraggio I always wanted to be a gangster, che gli ha valso il premio alla miglior sceneggiatura al Sundance Film Festival 2008 e il Premio Lumière per la migliore sceneggiatura nel 2009.


Nel 2009 ha pubblicato un nuovo romanzo, “Le Coeur en dehors”, che nello stessoNanno ha vinto il Prix Eugène-Dabit du roman populiste. Nel 2011 è uscito il suo lungometraggio Chez Gino, interpretato da José Garcia, al quale ha fatto seguito “Un voyage”, uscito nel 2014.
Nel 2015 è uscito Il condominio dei cuori infranti, un adattamento cinematografico del primo volume della sua autobiografia “Cronache dall’asfalto”. Il film gli è valso una candidatura al premio César per il miglior adattamento. Nello stesso anno ha pubblicato il suo romanzo “Chien”, adattato per il cinema con il titolo Dog (2017).
Nel 2021 è invece dietro la macchina da presa per A letto con Sartre, che vede tra gli interpreti anche il figlio Jules.
È stato legato a Marie Trintignant, dalla quale ha avuto un figlio, Jules, anche lui attore. Nel 2007 inoltre ha avuto un figlio, Saül, dall’attrice Anna Mouglalis. Dal 2018 è sposato con la cantante francese Vanessa Paradis.

MGF

GRAZIE RAGAZZI

Commedia
Regia di Riccardo Milani- Italia

durata 117′
con Antonio Albanese, Sonia Bergamasco, Vinicio Marchioni.

 

 

 

 

LA TRAMA

Grazie ragazzi  racconta la storia di Antonio, un attore con una grande passione per la recitazione, ma che purtroppo non riesce a trovare un lavoro in questo campo. È così che decide di accettare da un suo vecchio amico e collega un impiego come insegnante e di tenere un laboratorio teatrale a degli alunni molto particolari; Antonio, infatti, dovrà insegnare in un carcere e la sua classe sarà composta da detenuti.
Nonostante inizialmente sia molto scettico riguardo questa iniziativa, l’attore dovrà ricredersi quando si ritroverà di fronte delle persone con un talento. Questa scoperta lo entusiasma così tanto da risvegliare in lui quella passione per il teatro, che con il tempo si stava smorzando. Antonio si rivolge quindi alla direttrice dell’istituto penitenziario per chiederle il permesso di portare la compagnia di detenuti fuori dalle mura del carcere, per dare loro l’opportunità di salire su un vero palcoscenico e mettere in scena l’opera di Beckett, “Aspettando Godot”.
Lezione dopo lezione i suoi alunni riescono ad aprirsi con lui, grazie alla recitazione, che permette loro di avere anche una valvola di sfogo. E una volta che Antonio riesce a conquistare pienamente la fiducia della sua classe, la compagnia darà il “via” a un vero e proprio tour teatrale.

 

LA RECENSIONE

UN FILM DA GRANDE PUBBLICO CON UN CHIARO INTENTO SOCIALE RACCONTATO CON DISARMANTE SEMPLICITÀ.

Antonio Cerami è un attore di teatro che da tre anni non calca il palcoscenico, vive da solo in un appartamento a Ciampino dove sente il passaggio di ogni aereo e doppia film porno per arrivare a fine mese. Il suo amico Michele, che ha un lavoro stabile presso un piccolo teatro romano, gli trova un incarico insolito: sei giorni di lezioni di recitazione presso un carcere di Velletri allo scopo di far mettere in scena ai detenuti una serie di favole. Antonio deciderà di mettere in scena presso il teatro di Michele un progetto più grande: “Aspettando Godot” di Samuel Beckett, perché i detenuti “sanno cosa vuol dire aspettare: non fanno altro”.
Riccardo Milani dirige e adatta (insieme a Michele Astori, entrambi autori di soggetto e sceneggiatura) il film francese Un Triomphe di Emmanuel Courcol, a sua volta tratto dalla storia vera dell’attore svedese Jan Jonson, che mise effettivamente in scena Beckett con un gruppo di detenuti. L’intento al cuore di questa storia è dichiaratamente sociale: ovvero far capire quanto la recitazione significhi per coloro
che sono tagliati fuori dal mondo e che spesso non hanno gli strumenti culturali per conoscere il teatro e il suo grande potere trasformativo.
Milani rispetta la dimensione reale della storia con una regia che a tratti è quasi documentaristica, mentre alla sceneggiatura “costruita” spetta il compito di definire caratteri e creare situazioni appetibili al grande pubblico. E se è vero che la lezione di quanto il teatro in carcere faccia miracoli è già stata raccontata al cinema, è anche vero che raccontarla in forma drammaturgicamente elaborata senza cadere nel
pietismo e senza per contro creare situazioni in cui si ride dei carcerati e non con loro, resta una sfida.
Antonio Albanese è il perno emotivo attorno al quale ruota la storia, letteralmente e figurativamente, e gli fanno corona Vinicio Marchioni, Andrea Lattanzi, Giorgio Montanini e Bogdan Ioardachioiu, anche se il più toccante è Giacomo Ferrara nel ruolo di Aziz.
Grazie ragazzi è il tipo di film che negli Stati Uniti si definisce “crowd pleaser”, cioè disegnato per andare incontro al gradimento del grande pubblico, dunque si risparmia digressioni filosofiche vezzi autoriali per mettersi a servizio del racconto con onestà e gentilezza.

Paola Casella – Mymovies

 

IL REGISTA

RICCARDO MILANI

Roma
15 aprile 1958

Regista e sceneggiatore. Comincia a lavorare come aiuto regista di Mario Monicelli, Daniele Luchetti, Florestano Vancini e Nanni Moretti. Dal 1995 al 2001 si dedica anche alla pubblicità e arriva a vincere il Leone di bronzo al Festival di Cannes per la pubblicità.
Esordisce nel lungometraggio nel 1997 con ‘Auguri professore’ e due anni più tardi dirige  ‘La guerra degli Antò’. Per la serie ‘Archivio della memoria’ realizza ‘Il solito noto – Ritratto di Mario Monicelli’ prodotto dalla Scuola Nazionale di Cinema. Nello stesso anno, per il
venticinquesimo della morte di Pasolini, dirige ‘Una disperata vitalità’. A gennaio del 2002 viene trasmesso il film-tv in due parti ‘Il sequestro Soffiantini’. Sempre nel 2002 porta alla 59. Mostra di Venezia, nella sezione Nuovi Territori ‘Baba Mandela’ un documentario realizzato in Kenya e Tanzania per AMREF e Legambiente alla vigilia del vertice di Johannesburg sullo sviluppo sostenibile. Per il cinema dirige poi ‘Il posto dell’anima’, scritto ancora una volta con Domenico Starnone e nel 2006 ‘Piano, solo’, storia del tormentato pianista jazz Luca Flores. Per la tv dirige nel 2005 lo storico ‘Cefalonia’, con Luca Zingaretti e l’anno seguente il dramma di Salvatore Di Giacomo, ‘Assunta Spina’.

 

Il 1º ottobre 2011 sposa, dopo nove anni di fidanzamento, l’attrice Paola Cortellesi, conosciuta sul set de Il posto dell’anima. La coppia ha una figlia, Laura, nata il 24 gennaio 2013. Dal precedente matrimonio ha avuto altre due figlie: Chiara e Alice.
Tra i suoi film più noti ricordiamo Benvenuto Presidente (2013), Scusate se esisto! (2014) e Come un gatto in tangenziale (2017) di cui è uscito un sequel di successo nel 2021. In tv, tra gli altri progetti, Riccardo Milani ha curato la regia anche della celebre fiction Rai Tutti pazzi per amore (2008 – 2010).

 

MGF

L’ARMA DELL’INGANNO –
Operazione Mincemeat

Storico, Drammatico
Regia di John Madden – USA, 2022 – 128′
con Colin Firth, Matthew MacFadyen, Penelope Wilton

 

 

 

 

LA TRAMA

Siamo nel 1943. Gli alleati sono determinati a spezzare la morsa di Hitler sull’Europa occupata, il loro piano è un assalto totale in Sicilia ma si trovano ad affrontare un grande dilemma – come fare per proteggere una massiccia forza d’invasione da un potenziale massacro. Il compito ricade su due straordinari agenti dell’intelligence, Ewen Montagu (Colin Firth) e Charles Cholmondeley (Matthew Macfadyen) che danno vita alla più geniale e improbabile strategia di disinformazione della guerra – incentrata sul più improbabile degli agenti segreti: un uomo morto. L’arma dell’inganno – Operazione Mincemeat, è la straordinaria storia vera di un’idea che sperava di cambiare il corso della guerra – sfidando ogni logica, a rischio di innumerevoli perdite e mettendo a dura prova il coraggio dei suoi ideatori.

 

LA RECENSIONE

UN FILM SUL POTERE DELLA MANIPOLAZIONE DEL REALE E DELL’IMMAGINAZIONE COME ATTO CREATIVO

Uno scantinato nel centro di Londra, una messa in scena strampalata e improbabile, e il genio creativo di chi ebbe il compito di renderla credibile. Si chiamava Operazione Mincemeat, fu la missione segreta realmente orchestrata dai servizi segreti britannici durante la seconda Guerra Mondiale per raggirare le truppe di Hitler, e qui dà il titolo al film con cui John Madden ha deciso di raccontarla. Sullo sfondo la realtà storica in un gioco di ribaltamenti e ricostruzioni che rimandano costantemente alla riflessione metartistica.
Bizzarra, rocambolesca, ironica, ma anche romantica, tragicamente umana e addirittura vera. Per quanto possa sembrare assurda la storia che John Madden racconta con L’arma dell’inganno – Operazione Mincemeat è realmente accaduta, non solo: ha cambiato per sempre le sorti e il futuro dell’Europa, imponendosi come svolta risolutiva della Seconda Guerra Mondiale. In pochi sanno che la trama dell’Operazione Mincemeat fu presa in prestito da una finzione scenica suggerita da Ian Fleming (Johnny Flynn), lo scrittore dei fortunati romanzi di James Bond. Fleming l’aveva letta in un romanzo di Basil Thompson e fu lui a proporla all’ammiraglio John Godfrey (Jason Isaacs). Potremmo definirla un’antesignana delle fake news: John Madden lascia infatti il conflitto sullo sfondo per mettere in piedi una riflessione sul potere della manipolazione del reale e sull’origine della creazione artistica. A interessarlo non sono solo i doppi giochi e i depistaggi di una classica
trama da film di spionaggio, le regole e le convenzioni del genere diventano infatti un pretesto per indagare altro come l’uso dell’immaginazione in tempo di guerra, l’esplorazione dell’inganno e del falso in tutte le sue declinazioni. Fino a rintracciarne le origini dell’atto creativo di un’opera d’arte: cos’altro è la rappresentazione se non una contraffazione del reale? Tutti i personaggi scrivono e immaginano qualcosa: lettere d’amore, pezzi di vita di uno sconosciuto da far piombare nel mezzo del Mediterraneo.
Perché nella guerra invisibile laddove “un uomo muore un altro comincia il suo viaggio” e così può anche capitare che il destino del mondo dipenda “da un cadavere su un carretto“; in questa guerra gli eroi non hanno volti e gli uomini coraggiosi finiscono sepolti assieme ai
dossier sotto chiave. Come dimostrano i personaggi interpretati superbamente da Colin Firth e Matthew MacFadyen, uomini comuni che all’alba del nuovo giorno hanno solo bisogno di “bere qualcosa“. Un film godibile, una storia di spionaggio che sfrutta le convenzioni del genere ma per prendere direzioni inaspettate che sapranno intrattenere lo spettatore. John Madden firma un film dove trovano posto l’elogio dell’immaginazione come atto creativo e il ruolo della manipolazione della verità nella Storia.

Elisabetta Bartucca – Giornalista, pubblicista, Web Editor ed esperta di cinema

 

IL REGISTA

JOHN MADDEN
Portsmouth – Regno Unito
8 aprile 1949

 

 

 

 

E’ un regista e produttore esecutivo britannico con 16 film e 2 serie TV nella sua filmografia.
Nato a Portsmouth, ha studiato a Cambridge iniziando la carriera come direttore artistico alla Oxford & Cambridge Shakesperare Company prima di entrare alla BBC.
Nel 1975 si è trasferito negli Stati Uniti. Dopo aver vinto un Prix Italia per la tv si è occupato della regia di commedie allestite a Yale, Broadway e al National Theatre di Londra.
Verso la metà degli anni ’80 è tornato in Inghilterra dove ha intrapreso la regia di film e sceneggiati per la tv.

Tornato negli Usa ha diretto ‘Ethan Frome‘ con Liam Neeson e Patricia Arquette cui è seguito ‘Golden Gate‘.
Nel 1988 ha realizzato il grande successo di ‘Shakespeare in Love‘, che ha vinto sette premi Oscar fra cui quello per il miglior film.
Nel 2001 “Il mandolino del Capitano Corelli” non ha avuto uguale fortuna.
Dal libro “Il GGG” ha tratto e diretto il film d’animazione britannico nel 1989 intitolato Il mio amico gigante.

 

MGF

 

TUESDAY CLUB – Il talismano
della felicità

Commedia
Regia di Annika Appelin
Svezia, 2022 – 102′
con Marie Richardson, Peter
Stormare, Sussie Ericsson

 

 

 

LA TRAMA

Protagonista della pellicola è Karen, una donna di mezza età che, durante la celebrazione dei primi quarant’anni di matrimonio, apprende del tradimento del marito Sten. Complice l’assenza del fedifrago, Karen si dedicherà a se stessa e ad una passione da troppo tempo sopita: la cucina.Tra una squisitezza e l’altra (si preparano piatti panasiatici!) riscoprirà il valore dell’amicizia, la gioia della condivisione, il benessere della convivialità e – forse – anche l’amore vero.

 

LA RECENSIONE

UNA STORIA ROMANTICA E DI AUTOAFFERMAZIONE, SEMPLICE EPPURE IN GRADO DI FAR SORRIDERE, RIFLETTERE E SOGNARE

Può un corso di cucina cambiarti la vita? Lo chiede allo spettatore la regista Annika Appelin, proponendo una storia semplice, deliziosa come i piatti che presenta, di amore per la vita, per la cucina e per se stessi. La protagonista è una donna che ha consacrato la sua vita alla famiglia. Dopo una forte delusione sentimentale sceglie di iscriversi a un corso di cucina che non la porterà solo a imparare a preparare nuove pietanze, o a scontrarsi con il burbero chef, ma anche a godere della compagnia del gruppo (il Tuesday Club del titolo) e a lasciarsi finalmente andare. Piatto dopo piatto imparerà a credere in se stessa e nel suo talento, a smarcarsi da una vita fatta solo di doveri e a concedersi un
barlume di piacere, fino a convincersi che non è mai troppo tardi per cambiare tutto e innamorarsi da capo.
Di un nuovo piatto, di un uomo, ma soprattutto della nuova se stessa che impara a conoscere giorno per giorno. Dare spazio al cambiamento, all’autenticità e al piacere di vivere: su questo si concentra, in sostanza, il nuovo film di Appelin, prolifica sceneggiatrice di opere anche complesse come Il sospetto di Thomas Vinterberg.
Questa volta firma un suo personale Chocolat meno sensuale e più gioviale, per cui sceglie protagonisti di età matura, a significare che non è mai troppo tardi per stravolgere la propria vita e rincorrere un sogno.
Il tono prescelto è quello della commedia romantica culinaria, che per lo più incanta e intenerisce, poi si fa motivazionale e ricarica lo spettatore di energia positiva. Più riuscito e tridimensionale è sicuramente il ritratto della protagonista, brillantemente interpretata da
Marie Richardson. La sostiene e accompagna un ottimo partner di scena, Peter Stormare. Insieme interpretano la speranza di darsi un’altra chance della vita, l’ennesima magari, poco importa: l’importante è non appiattirsi sulla routine soffocante della noia e del già fatto.
Vale sempre la pena crederci, appassionarsi, osare, mettersi alla prova e sfidare la paura di fallire.
Al suo debutto nel lungometraggio Appelin avanza un passo verso un cinema che mira a valicare lo schermo e farsi sensoriale, tentando di risvegliare appunto i sensi di chi guarda, con una storia romantica e di autoaffermazione semplice, eppure in grado di far sorridere, riflettere e sognare.

Claudia Catalli – Giornalista, scrittrice, autrice, conduttrice Rai

 

LA REGISTA


ANNIKA APPELIN
Hässleholm, Skåne län-Svezia
5 luglio 1963

 

 

Conosciuta come sceneggiatrice e aiuto regista, ha partecipato alla realizzazione de Il sospetto (2012) e di 87 minuti per non morire (2013) . Attualmente è impegnata sul set di una nuova serie crime svedese, con una grande lente d’ingrandimento sulle relazioni e sui drammi dei protagonisti
Racconta nel suo Tuesday Club un tema che le sta molto a cuore: come affronta l’avanzare del tempo “un’ordinaria donna matura, che sceglie di darsi un’altra possibilità nella vita.
“Ci tenevo a portare sullo schermo tutte quelle donne invisibili, che superata l’età della giovinezza sembrano non interessare più a nessuno. A me interessano invece, da regista e da spettatrice. Perché c’è tanta vita che scorre nelle loro vene, tanti desideri da realizzare: non è mai troppo tardi per essere chi si vuole. Per cambiare carriera anche superati i sessant’anni, per cambiare vita, amicizie, amore, come riesce a fare la protagonista di Tuesday Club.”


E sul cibo, rivela: “Era importante per me che gli attori mangiassero veramente, odio i film in cui mangiano con piccoli morsi, perché magari mostrare le donne che mangiano voracemente non è bello esteticamente. All’inizio gli attori ne erano felici, ma dopo qualche scena non ce la facevano più. Abbiamo riso tantissimo”.

 

 

MGF

Drammatico Thriller
Regia di Olivia Newman – USA, 2022
– 125′
con Daisy Edgar-Jones, Taylor John
Smith, Harris Dickinson

 

 

 

 

 

 

LA TRAMA

Kya vive come un’eremita nella zona paludosa di Barkley Cove, in Nord Carolina. Da piccola la ragazza viene abbandonata dalla madre e dai fratelli e, rimasta da sola col padre alcolizzato e violento, sopravvive contando solo sulle sue forze. La giovane viene vista dai cittadini della zona come un’ emarginata e diventa capro espiatorio quando viene ritrovato un corpo nella palude. Kya è subito considerata colpevole dall’opinione pubblica e un anziano avvocato in pensione deciderà di difenderla, convinto della sua innocenza.

 

LA RECENSIONE

UN’OPERA PATINATA TRA MELODRAMMA E GIALLO CHE TROVA IL SUO PUNTO DI FORZA IN DAISY EDGAR-JONES

Tratto da un omonimo bestseller di successo, adattato per lo schermo da Reese Reese Witherspoon in veste di produttrice e impreziosito da una canzone originale di Taylor Swift, La ragazza della palude non fa mistero delle sue patinate ambizioni di intrattenimento
popolare.
Il film di Olivia Newton mescola puro melodramma southern, una leggera suspense da giallo e un tocco di legal drama, ingredienti storici del cinema a stelle e strisce a cui si aggiungono un gusto molto contemporaneo per il racconto romantico e l’astuto casting di Daisy Edgar-Jones come protagonista.
Quello di Edgar-Jones è un volto in rampa di lancio che porta in dote il seguito appassionato della serie Normal People, e la prova della giovane attrice inglese è forse la più riuscita delle scommesse degli autori. Capace di dare credibilità istantanea al sentimento, la sua Kya ricompone alcune ambiguità di scrittura in un personaggio descritto come outcast messo ai margini dalla società rurale del luogo, e che invece il film non sa immaginare in altro modo che nella più totale perfezione estetica e scenografica.
La sindrome da cartolina si estende da Kya al calibratissimo shabby-chic della sua “baracca”, fino a infestare tutta la rappresentazione del luogo che li circonda. Per una storia che fa del talento illustrativo-contemplativo di Kya una delle sue tante sottotrame, nulla dell’opera di Newton sembra mostrare interesse per la caratterizzazione visiva e atmosferica che vada oltre la superficie.
Priva di un senso di vero isolamento o pericolo, la palude rimane così un pittoresco campo da gioco per l’esplorazione sentimentale, a cui Kya si dedica assieme ai – invero troppo simili tra loro – due esempi di mascolinità rappresentati dal compagno d’infanzia sognatore Tate e dal nuovo arrivato Chase, più pragmatico e arrogante. È questo il cuore del libro e del film, che nel riconoscerne l’importanza commerciale confeziona scene di estasi romantica dall’adeguata ingenuità che non mancheranno però di soddisfare i lettori del romanzo.

Tommaso Tocci – Giornalista, e critico cinematografico

 

LA REGISTA

LA REGISTA
OLIVIA NEWMAN
Hoboken, New Jersey, USA

 

 

 

 

 

 

Regista e sceneggiatrice americana.
Tra i suoi film ricordiamo:
La Ragazza della Palude (2022), Il primo match (2018).
Tra le sue serie tv come regista, ricordiamo:
Prova a sfidarmi (2019), FBI (2018), Chicago P.D. (2014), Chicago Fire (2012)

 

LA PROTAGONISTA

DAISY EDGAR-JONES
Londra, 24 maggio 1998
Attrice

 

 

 

Attiva in campo cinematografico, televisivo e teatrale ha ottenuto l’attenzione internazionale per la sua interpretazione di Marianne nella miniserie televisiva Normal People (2020), per la quale ha ricevuto la candidatura al Premio BAFTA, al Critics Choice Television Award e al Golden Globe nella sezione migliore attrice in una mini-serie o film per la televisione.

 

Dopo aver studiato alla Open University, Daisy Edgar-Jones ha recitato in uno speciale natalizio della serie della BBC Outnumbered. Tra il 2016 e il 2020 ha ricoperto il ruolo ricorrente di Olivia Marsden nella comedy drama Cold Feet. Nel 2018 è stata nel cast del film indipendente Pond Life. Nel 2019 ha preso parte alla serie War of the Worlds mentre l’anno successivo è stata protagonista di Normal People, un adattamento televisivo del romanzo di Sally Rooney. A febbraio 2020 ha partecipato al revival teatrale di Albion all’Almeida Theatre, che è stato poi trasmesso sulla BBC nel mese di agosto dello stesso anno.

Nel 2020 è stata inserita da British Vogue in una lista delle donne più influenti dell’anno.

 

MGF