Per un viaggio angelico nell’immaginario cinematografico

Iniziamo ora un veloce viaggio, assolutamente libero da vincoli di esaustività che necessiterebbero di ben altro spazio, attraverso alcune immagini dell’angelo che il cinema ci ha proposto fin dalle sue origini.
Senza nessun ordine cronologico e come se passassero davanti a noi in una fantasmagoria di volti, di gesti, di sguardi, di evocazioni,…ci ritornano in mente:

– gli angeli ieratici eppur ‘sensibili’ della Passion di Ferdinand Zecca (1905), una tra le tante “passioni di Cristo” del cinema muto ma forse una delle meno rigide e di cartapesta (anche nei gesti);

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Un angelo passa a 24 fotogrammi al secondo

– Perchè ci evitano sempre di più, gli uomini?
– Perchè abbiamo un nemico potente, Raphaela: gli uomini credono al mondo molto più che a noi.
– E per potergli credere sempre di più si sono creati un’immagine di ogni cosa. Con le immagini pensano di potersi liberare della loro angoscia, pensano di aver realizzato le loro speranze, appagato i loro piaceri, placato i loro desideri.
– Gli uomini non hanno assoggettato la terra: ne sono diventati sudditi.
(Gli angeli in terra Nastassja Kinski e Otto Sander in Così lontano, così vicino, 1993)

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Un angelo passa.
– Naturale: è l’una e venti.
– E allora?
– Gli angeli passano sempre ai venti di ogni ora. (…) Ai venti (minuti), e anche ai meno venti.
(Henri Serre e Oscar Werner in Jules e Jim, 1961)

Che mastice tiene insieme
questi quattro sassi.
Penso agli Angeli
sparsi qua e là
inosservati
non pennuti non formati
neppure occhiuti
anzi ignari
della loro parvenza
e della nostra
anche se sono
un contrappeso più forte
del punto di Archimede
e se nessuno li vede
è perchè occorrono altri occhi
che non ho
e non desidero.
La verità è sulla terra
e questa non può saperla
non può volerla
a patto di distruggersi…
(Eugenio Montale Qui e là in Satura, 1962-1970)

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ah, le donne
Teatro Fratello Sole, Busto Arsizio – giovedì 7 giugno 2018

è giovedì sera, una folla impaziente è accorsa al cineforum per vedere 50 primavere, protagonista la regina degli schermi francesi Agnès Jaoui, diretta dall’eclettica Blandine Lenoir, un film d’oltralpe con un cast tutto al femminile

ne vedremo delle belle

le luci si spengono e come d’incanto i nostri animi si illuminano, siamo a La Rochelle, sul mare, è inverno, una donna dietro l’altra colorano il grande schermo, Agnès Jaoui nelle vesti di Aurore, divorziata, in guerra con la menopausa, mamma di due giovani figlie, una delle quali incinta, lavora, perde il lavoro, ne cerca un altro e, se c’è, anche un nuovo amore, qualcosa bolle in pentola, chissà, si aggiunge un’amica, una collega, un’altra ancora

quante donne
ognuna a modo suo

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allora come ora, chissà
Cinema Teatro Fratello Sole, Busto Arsizio – giovedì, 24/06/ 2018

è giovedì e al cineforum ci attende un’altra serata indimenticabile, in programmazione the Post di Steven Spielberg, di cui tutto sappiamo, nel bene e nel male, eppure eccoci qui curiosi più che mai di conoscere in prima persona la storia di Katharine Graham, la prima donna a capo del Washington Post, saranno 117 minuti di fughe di notizie, prese di coscienza, decisioni e indecisioni

finalmente il buio avvolge il folto pubblico in sala

e il grande schermo si costella di soldati americani in assetto da guerra in Vietnam, viviamo l’orrore della violenza e rimbalziamo più volte sulle nostre comode poltrone

che inizio

siamo in America, è il 1971, alla morte del marito Katharine Graham interpretata da una magnifica Meryl Streep dirige il quotidiano The Washington Post, lei, donna in un mondo di maschi, prende le misure con le sue nuove responsabilità, dedica tutta se stessa e stupisce chi le sta intorno, complimenti Katharine, sei unica, noi donne in sala vorremmo tutte essere come lei, al suo fianco Ben Bradlee, uno strepitoso Tom Hanks, l’ostinato direttore del suo giornale

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