Portami il girasole ch’io lo trapianti
nel mio terreno bruciato dal salino,
e mostri tutto il giorno agli azzurri specchianti
del cielo l’ansietà del suo volto giallino.
Tendono alla chiarità le cose oscure,
si esauriscono i corpi in un fluire
di tinte: queste in musiche. Svanire
è dunque la ventura delle venture.
Portami tu la pianta che conduce
dove sorgono bionde trasparenze
e vapora la vita quale essenza;
portami il girasole impazzito di luce.
Una poesia dall’orchestrazione perfetta, non solo Montale ci fa “vedere” il girasole, ma ci fa sentire la sua energia, la sua vitalità, ci immerge nel significato profondo di questo fiore. Nella prima strofa ci offre una descrizione fisica del girasole, dal “volto giallino”, che si riflette nello specchio azzurro del cielo; ma in questa parte è anche palese la voce del poeta, l’ansia che è soltanto sua e certo non appartiene al sole, e quel “terreno bruciato dal salino” che allude a una condizione esistenziale, a una sorta di aridità interiore. Montale cerca di sfuggire al proprio male di vivere e trasforma il fiore del sole nel correlativo oggettivo della felicità stessa.
EUGENIO MONTALE
Eugenio Montale, premio Nobel per la letteratura nel 1975, è una delle figure più emblematiche e innovative della poesia italiana del Novecento. La sua poetica si distingue per una marcata evoluzione stilistica e tematica, ma alcuni elementi rimangono costanti, delineando la sua unica voce poetica. Montale si allontana dalle tradizioni retoriche e dall’ottimismo del Crepuscolarismo e del Futurismo, scegliendo invece un linguaggio essenziale, talvolta ermetico, che sottolinea la difficoltà della comunicazione e l’isolamento dell’individuo nel mondo moderno.
Uno dei concetti centrali nella poesia di Montale è quello dell’”adversus“, un ostacolo o una barriera che impedisce all’individuo di raggiungere una comprensione o un’armonia completa con il mondo circostante. Questa sensazione di estraneità e separazione diventa un leitmotiv nelle sue opere, spesso contrapposto alla ricerca di momenti di “illuminazione”, brevi e fugaci epifanie in cui il poeta percepisce una connessione o una rivelazione.
La natura, in particolare il paesaggio ligure della sua giovinezza, occupa un posto di rilievo nella poetica montaliana. Tuttavia, a differenza della tradizione romantica, la natura non è idealizzata o consolatoria, ma rappresenta spesso un contrasto tra la bellezza esteriore e l’angoscia interiore. La figura femminile, soprattutto attraverso la misteriosa presenza di Clizia, assume un ruolo centrale, simboleggiando l’irraggiungibile, l’assoluto e, allo stesso tempo, l’incomunicabilità.
Montale affronta temi universali come l’amore, la morte, il tempo e l’esistenza con uno sguardo critico e talvolta disincantato, evidenziando la tensione tra l’individuo e un mondo incomprensibile e mutevole. Attraverso una sintesi unica di tradizione e innovazione, la poetica di Montale rappresenta un punto di riferimento fondamentale nella letteratura italiana, segnando una svolta nella poesia del ventesimo secolo e influenzando generazioni di poeti a venire.
Fonti:
MGF