Regia di Bobby Farrelly
USA, 2023 – 123′
con Woody Harrelson, Kaitlin Olson, Ernie Hudson

 

 

 

 

 

 

DELLA CATTIVERIA DEI FARRELLY NON È RIMASTO NULLA: IL FILM È UN REMAKE PIENO DI BUONE INTENZIONI CHE ESALTA I PERDENTI E LA CREAZIONE DI UN GRUPPO

Il remake dello spagnolo Non ci resta che vincere è rassicurante e affettuoso, ma Bobby Farrelly non è banale nel far incrociare lo sguardo scorretto con il feel-good movie.
Non è il caso di riesumare l’antico adagio su come chi nasca incendiario alla fine muoia pompiere, ma è interessante osservare la parabola di Peter e Bobby Farrelly, assurti alla gloria grazie a una serie di commedie grevi e di rottura come Tutti pazzi per Mary e Amore a prima svista.
Al di là delle facili letture, la carriera dei fratelli è abbastanza interessante e segna una via inedita al racconto delle turbolenze sentimentali, incrociando in modo piuttosto spericolato l’afflato demenziale e il sottotesto malinconico, l’attenzione alle minoranze e la scorrettezza che tracima nella volgarità.

Dopo alcune esperienze non proprio fortunatissime, superati i sessant’anni, i due si sono messi in proprio. È evidente che Farrelly abbracci la quintessenza del feel-good movie, una storia ottimista che fa stare meglio chi la vede (pur con tutto ciò che ne consegue, in primis una temperatura emotiva che rende tutto fin troppo rassicurante), ma la cosa più interessante di Campioni è come il regista riesca a mettere il suo sguardo “scorretto” all’altezza di un racconto così sfacciatamente “corretto”.
Per una volta segnaliamo l’ottima decisione della distribuzione italiana che per il doppiaggio dei protagonisti ha scelto otto non professionisti, affetti da sindrome di down e dello spettro autistico. L’inclusione si fa anche così. Peter ha indovinato un furbo buddy movie nostalgico che gli è valso addirittura un Oscar (Green Book), Bobby si lancia ora nell’avventura solista con un remake di Non ci resta che
vincere (titolo originale: Campeones), commedia spagnola del 2019 che non solo ha portato in sala oltre tre milioni di spettatori in patria, ma ha anche offerto uno di quei concept che funzionano a tutte le latitudini.
All’origine c’è il ricordo di una storia vera (quella dell’Aderes Burjassot, squadra di basket che ha vinto i campionati per disabili in Spagna dal 1999 al 2014) e lo schema narrativo è risaputo e prevedibile: un coach di una serie minore, insoddisfatto (Woody Harrelson), che, dopo una lite in campo con il suo superiore, viene affidato ai servizi sociali per novanta giorni, periodo in cui deve occuparsi di una squadra formata da giocatori con disabilità intellettive e difficoltà di apprendimento.: lui gli insegna le regole del basket, loro a vivere meglio.

Lorenzo Ciofani – Cinematografo.it

 

IL REGISTA BOBBY FARRELLY

Regista, produttore, produttore esecutivo, coproduttore, scrittore, sceneggiatore, è nato il 17 giugno
1958 a Cumberland, Rhode Island (USA).
Fratello del regista Peter Farrelly e dell’attrice Cynthia Farrelly Gesner, dopo essersi laureato al Rensselaer
Polytechnic Institute, sposa l’attrice Nancy Farrelly, dalla quale avrà  due figli. Fin dal principio, lavora in
coppia con il fratello Peter, scrivendo, dirigendo e producendo a quattro mani commedie politicamente
scorrette.
Firmano il loro film cult nel 1998 con Tutti pazzi per Mary, che vede nel cast Cameron Diaz, Matt Dillon e
Ben Stiller. I fratelli Farrelly imbastiscono una commedia esilarante che è un po’ la presa in giro di tutte le commedie sentimentali statunitensi, passando alla cronaca per esilaranti gag ancora inedite nella storia del cinema.

Nel 2000 tornano alla carica dirigendo ancora una volta Carrey in Io, me & Irene, nella storia di un poliziotto dalla doppia personalità, e l’anno dopo fanno ingrassare Gwyneth Paltrow in Amore a prima svista, che racconta di come un uomo, sotto l’effetto dell’ipnosi, veda le donne per la bellezza interiore e non per quella esteriore. Da quel momento in poi, passano alle gag slapstick di gemelli siamesi (Fratelli per la pelle) e alle commedie romantiche rosa confetto dai dialoghi alla Woody Allen (L’amore in gioco), ma sempre con uno sguardo acuto, beffardo, discreto, cinico e spiritoso, riuscendo a cogliere perfettamente anche le figure di contorno. Nel 2011 tornano, dirigendo Owen Wilson, nell’ennesima commedia sboccata: Libera Uscita, e nel 2012 riscoprono il talento comico de I tre marmittoni. Sarcastici e divertenti, beceri e sboccati, leggermente trucidi, viene da chiedersi contro quale altro tema si scaglieranno: famiglia, sesso, razzismo o anima?

 

L’ATTORE PROTAGONISTA WOODY HARRELSON

(Midland, 23 luglio 1961),
Figlio di Charles Harrelson, killer professionista morto in carcere nel 2007, e di Diane Lou Oswald. Nato in
Texas, subito dopo aver frequentato il college Hanover in Indiana, si trasferisce a New York, dove entra a far
parte nel cast della serie televisiva Cin cin. La sua apparizione in questa sit-com, durata 8 anni, nel 1989
gli regala un Emmy come miglior attore non protagonista.
Il debutto sul grande schermo ha inizio nel 1986, a fianco di Goldie Hawn, con il film Una bionda per i
Wildcats.
È un crudista vegano, ed è inoltre un accanito sostenitore della depenalizzazione e legalizzazione
della canapa e della marijuana, oltre ad essere un attivista ambientale e sociale. Definitosi un anarchico,
l’attore nel 2002, in un articolo da lui stesso scritto sul quotidiano britannico The Guardian, condannò
duramente l’intervento militare statunitense in Iraq da parte dell’allora presidente George W. Bush.
Harrelson è stato sposato, dal 29 giugno 1985 al gennaio 1986, con Nancy Simon, figlia del drammaturgo
Neil Simon. Nel 2008 sposa Laura Louie, cofondatrice di “Yoganics” (un servizio a domicilio di prodotti biologici), nonché sua ex-assistente, con la quale è fidanzato dal 1987 e dalla quale ha avuto tre figlie: Deni Montana Zoe Giordano e Makani Ravello . Tutta la famiglia risiede sull’isola hawaiiana di Maui.
Nel 1982 Harrelson venne tratto in arresto dalla polizia di Columbus (in Ohio) per disturbo della quiete pubblica ed intralcio al traffico.
Nel 2002 Harrelson, a bordo di un taxi, rimase coinvolto in un incidente stradale a Londra, che si tradusse in uno spericolato inseguimento da parte della polizia. Tale evento sarà poi fonte d’ispirazione per il film, diretto dallo stesso Harrelson, Lost in London (2017)

 

RECENSIONI
3/5 Sentieri Selvaggi
3,5/5 Ciak Magazine
4/5 Movieplayer

 

MGF