GLORIA! LA RECENSIONE – LE DONNE NELLA MUSICA ATTRAVERSO I SECOLI
Regia di Margherita Vicario
con Galatéa Bellugi, Carlotta Gamba,
Veronica Lucchesi, Mariavittoria Dallasti
FEEL-GOOD MOVIE TRAVOLGENTE E DALLA CARICA SOVVERSIVA.
L’ESORDIO DI MARGHERITA VICARIO AUGURA UN PO’ DI LIBERTÉ PER TUTTE.
All’alba del 1800, l’istituto religioso Sant’Ignazio deve prepararsi a un evento storico: dal conclave veneziano emerge il nuovo Papa Pio VII, che per l’occasione visiterà tutte le chiese del Veneto e a Sant’Ignazio presenzierà a un concerto organizzato per lui. A capo del coro composto da ragazze orfane cresciute nell’istituto c’è Perlina, il quale però è in crisi d’ispirazione e scarica la frustrazione sulle povere musiciste, oltre che sulla cameriera Teresa, una ragazza che non parla ma possiede un grande talento musicale. Con il concerto che si avvicina a grandi passi, saranno le giovani a prendere in mano il destino dell’istituto per proporre una musica decisamente poco classica.
È un fulmine a ciel sereno questo esordio di Margherita Vicario, giovane attrice e cantante oltre che figlia d’arte.
Cinema e musica fanno evidentemente parte del suo DNA, ma lascia comunque stupiti il livello del suo primo film, un travolgente “feel-good movie” dalla carica sovversiva che remixa il basso e l’alto, e il classico e il contemporaneo.
Dietro i codici di un racconto consapevolmente popolare, che strizza l’occhio a un pubblico ampio, c’è l’intento di gettare luce su intere generazioni di donne che in quell’epoca venivano educate come musiciste di alto livello ma senza possibilità di affermarsi o di trovare un’espressione artistica propria. Talenti sacrificati al patriarcato e ai rigidi ranghi dell’organizzazione cattolica, e che la regista omaggia inventando un gruppo di ribelli che uniscono i loro strumenti per creare delle melodie “pop” in grado di scardinare le catene. Fin dalla prima sequenza, in cui la protagonista Teresa immagina una sinfonia ritmata fatta dei gesti quotidiani tra le pulizie in cortile, è evidente il brio scanzonato e ammiccante che anima il film, sempre sul punto di esplodere in un canto liberatorio e completamente anacronistico. Ma per cavalcare questa tensione ci vuole del coraggio autentico, lo stesso che serve alle cinque protagoniste per aprirsi l’una alle altre, in una serie di nottate al lume di candela attorno al prototipo di un nuovo, bellissimo pianoforte.
Film fresco che cavalca l’onda di tempi che cambiano, come quella rivoluzione francese di cui si mormora a mensa e che pare porterà finalmente un po’ di liberté per tutte. Da questo punto di vista è apprezzabile il modo in cui si consuma la tanto attesa visita del papa, la cui autorità finisce per essere messa alla berlina pure lei. D’altra parte non può essere un caso, quando tutte le parti maschili principali sono affidate a comici d’altri tempi come Elio, Natalino Balasso e Paolo Rossi (quest’ultimo una scelta non banale in un ruolo corposo che ne beneficia molto).
L’italo-francese Galatea Bellugi (in rampa di lancio dopo La Passion de Dodin Bouffant e l’ottimo Chien de la casse) guida poi il gruppo delle protagoniste con luminosa determinazione, facendosi tutt’uno con la musica (con pezzi di Vicario stessa) e con il vivace sound design che coinvolge lo spettatore in un inno al potere collettivo della musica popolare.
Tommaso Tocci – MyMovies
La protagonista di “Gloria!” (il punto esclamativo è d’obbligo e ha un senso), l’opera prima scritta e diretta Margherita Vicario, passata in concorso all’ultima Berlinale, in questo caso non è solo la musica, assoluta, piena, quasi tangibile, ma chi soprattutto la suona. È una musica salvifica, composta oltremodo da spartiti, rumori, parole, voci, versi, ritmi di gesti, quotidianità, personaggi.
La prima scena del primo film di Margherita Vicario “dal multiforme ingegno” è un manifesto. Omnia vincit musica. Teresa, la serva muta di un istituto musicale per educande, vede e soprattutto sente le giovani fare esercizi e la musica tracima, esonda, riempie tutto il mondo attorno a lei. Regia, montaggio, gestione del suono – la musica è nella realtà, poi nella testa della ragazza poi diventa vera e propria colonna sonora esterna in un crescendo – sono altresì una dichiarazione di intenti formale: sappiamo come costruire un film attorno alla musica.
Recensioni
3/5 Cineforum
3,3/5 MYmovies
4,2/5 Sentieri selvaggi
DONNE NELLA MUSICA: UN VIAGGIO ATTRAVERSO I SECOLI
Durante il Medioevo, la musica era considerata un’arte importante e molte donne appartenenti all’alta società la studiavano. Tuttavia, le opportunità per le donne di esibirsi e comporre musica erano limitate dalle rigide norme sociali e culturali. Una eccezione è costituita dalle badesse dei monasteri che erano spesso musiciste esperte e compositrici. Hildegard von Bingen è stata una figura molto importante nel Medioevo. Monaca, compositrice e mistica, è stata una delle prime donne a comporre musica. Inoltre, ha scritto sulla teoria musicale e sulle proprietà terapeutiche della musica, sulla medicina naturale e sulle cure per diverse malattie. Hildegard ha composto sequenze, antifone e inni. La sua musica, considerata spirituale, intensa e sofisticata, è molto innovativa per l’epoca: unisce elementi di musica popolare e tradizionale, rendendola più accessibile al pubblico rispetto alla musica sacra composta dai suoi contemporanei.
Rinascimento
Nel Rinascimento, l’arte e la cultura erano considerate un segno di raffinatezza e potere, e molti erano interessati alla musica come forma d’arte. Le donne maggiormente coinvolte nella musica come esecutrici e compositrici operavano presso corti e ambienti aristocratici: spesso avevano maestri e strumenti musicali di alta qualità ed erano cantanti e strumentiste soliste. Ma la società del Rinascimento era ancora fortemente maschilista e le opportunità per le donne erano limitate.
Barocco
Durante il periodo del Barocco, dal 1600 al 1750 circa, la musica diventa sempre più importante nella cultura europea e il suo apprendimento e la sua esecuzione sono considerati segni di elevato status sociale. In questo periodo, molte donne appartenenti a famiglie aristocratiche erano musiciste esperte e compositrici di talento, ma le rigide barriere sociali e culturali ne limitavano le opportunità. In molti casi componevano musica in segreto o sotto pseudonimi maschili. Fra queste Barbara Strozzi. A soli 16 anni, comincia a pubblicare le sue composizioni e a esibirsi come cantante solista, diventando presto una figura di spicco nella vita culturale di Venezia. Durante la sua carriera pubblica otto libri di arie a voce sola, che rappresentano una delle prime raccolte di musica pubblicate da una donna. Le sue composizioni erano caratterizzate da una forte emotività e da un’intensità espressiva, e trattavano temi come l’amore, la passione e la devozione.
Classicismo
La seconda metà del XVIII secolo è stata un periodo di cambiamento nella società europea, che ha visto una maggiore attenzione verso l’educazione e l’istruzione per le donne. Questa evoluzione sociale ha influito anche sulla loro formazione musicale, e ha portato a un aumento di compositrici e di esecutrici che iniziarono ad avere maggiori opportunità per esibirsi e mostrare il loro talento. Le donne erano comunque considerate inferiori e le capacità musicali troppo spesso erano considerata più una dote per trovare marito piuttosto che un’arte da mettere al servizio della società. Ricordiamo in particolare Anna Maria Mozart e l’italiana Maria Rosa Coccia, prima donna nella storia ad ottenere il titolo di “maestro di cappella” (che non le venne però mai conferito, e si dedicò quindi all’insegnamento)
Romanticismo
Nel periodo romantico molte donne riescono ad affermarsi come musiciste di professione. Con il loro talento e la loro determinazione, Clara Schumann, Fanny Mendelsshon e Paoline Viardot hanno dimostrato che la musica è una forma d’arte aperta a tutti, indipendentemente dal genere. Clara Schumann è stata una pianista e compositrice tedesca ed è considerata la più grande virtuosa dell’epoca. Nata a Lipsia, inizia a suonare il pianoforte all’età di cinque anni e a soli nove anni si esibisce in pubblico. Nel 1840 Clara sposa Robert Schumann. Clara continua a esibirsi in pubblico anche dopo la morte prematura del marito e viene molto apprezzata sia come interprete, sia come compositrice.
Novecento
La presenza della donna nella musica del Novecento si fa sempre più importante. Nell’ambito della musica d’arte si affermano le direttrici d’orchestra (N. Boulanger) soliste eccezionali (M. Callas, M. Argerich, A. Mutter) e compositrici (G. Tailleferre, S. Gubaidulina), che lasciano un’impronta indelebile; ma è soprattutto nel jazz (B. Holiday ed E. Fitzgerald), nella musica pop (Madonna, A. Winehouse) e nella canzone (E. Piaf e Mina) che le donne del Novecento esprimono tutto il loro potenziale artistico.
Fonte: Marta Aprato – Donne nella musica
MGF