MIRABILE VISIONE: INFERNO – LA NOSTRA RECENSIONE
Regia di Matteo Gagliardi
con Luigi Diberti, Benedetta Buccellato
Docu-fiction – Italia, 2023 – 90′
L’ANALISI INTERPRETATIVA DI UN CLASSICO ATTRAVERSO LA DIMENSIONE CONTEMPORANEA
Mirabile visione: inferno, il documentario diretto da Matteo Gagliardi, è un percorso documentaristico che riprende i grandi temi della Divina Commedia e li adatta nei “se” della contemporaneità. Ciò che colpisce è l’intreccio della filmografia in cui sembra risiedere una misteriosa e dettagliata perfezione che invita a delineare aspetti che riprendono il contesto sociale odierno, una simulazione sperimentale che inscena il progresso e il regresso sociale costruendo un racconto di elevata calibratura dal punto di vista culturale, politico e morale. Infatti, si legge nel documentario la denuncia provocatoria nei confronti di una modernità pigra e immobile. Attraverso lo sguardo della professoressa Argenti interpretata da Benedetta Buccellato, si analizzerà l’interpretazione che i suoi studenti faranno nel conoscere la figura di Dante Alighieri e soprattutto la capacità che dimostreranno nell’inserirlo nei loro contesti quotidiani come rappresentazione di eterni valori.
Mirabile visione: inferno offre una ripresa documentaristica che non sacrifica la parola ma la restituisce alla metafora personificata, attraverso l’essenzialità di personaggi che inscenano il paradosso umano. Padre Guglielmo, interpretato da Luigi Diberti, darà l’indicazione d’apertura verso l’indagine, restituendo al suo personaggio, in parte, l’onere di rappresentare Virgilio, importante portavoce di un messaggio trascendentale che giunge negli oscuri abissi infernali.
I gironi danteschi diventano allegoria e inscenano un esasperato contesto planetario in rivolta, metafora di un mondo che ha vissuto le più tristi calamità umane, il crollo di ideali, la caduta di una umanità che ha sfidato la natura ed ingannato lo stesso uomo. Una metafora che rigurgita gli estremi di una umanità moderna in cui prevalgono rabbia e risentimento nelle loro forme più estreme.
In 90 minuti, cerchio per cerchio, ripercorrendo la strada immaginata da Dante, si ripercorre una realtà attuale di cui sembra non comprendiamo i rischi e il pericolo muovendoci senza consapevolezza tra nuove guerre mondiali digitalizzate, tra comportamenti arroganti ed abusi di potere, tra dittature religiose e razzismi smisurati, l’un contro l’altro armato dalla sete di individualismo e sopraffazione, assuefatti o sottomessi ad ogni forma di violenza.
Matteo Gagliardi, con grande abilità illustrativa pone in essere la storia di un secolo, il Novecento, senza risparmiare nulla; documenti, analisi, immagini di grandi e piccoli eventi; tematiche climatiche ed ambientali, povertà, sfruttamento, piaghe sociali ed eccessi consumistici.
Dante potrebbe realmente vivere nel nostro mondo? L’intero documentario sembra rimarcare uno stretto legame tra ieri ed oggi; la selva oscura del peccato che sopravvive nell’uomo moderno.
Mirabile Visione: inferno è un lavoro scenografico eccellente, un’interpretazione che teoricamente convince ma che in parte si contraddice.
93 minuti indubbiamente sono sufficienti per porre delle domande ma non abbastanza per esprimere le dovute risposte. Un esperimento documentaristico di grande valore e di grande impatto culturale che semina una speranza: “E uscimmo a riveder le stelle”!
Giulia Massara – Cinematographe.it
La Divina Commedia di Alighieri, a cui il film rende un denso, meticoloso e intelligente tributo per i suoi settecento anni di storia, rappresenta ancora una delle opere più contemporanee che siano mai state scritte.
Oltre che viaggio attraverso la “Infima lacuna”, Mirabile Visione: Inferno è anche e soprattutto una potente radiografia dei mali che affliggono il mondo di oggi. Alla radice dei quali sono le colpe e le umane debolezze, di cui il capolavoro dantesco è una straordinaria allegoria.
Recensioni
3,9/5 ComingSoon
4,3/5 MyMovies
3/5 Cinematographe.it
FRANCESCO SCARAMUZZA
Francesco Scaramuzza nasce a Sissa (Pr) il 14 Luglio 1803 da Nicolò e Marianna Benedetta Frondoni.
Sin dai primi anni di studio, il giovane dimostrò una spiccatissima predisposizione al disegno tanto da indurre i genitori ad iscriverlo al corso di pittura della Regia Accademia di Belle Arti, dove in seguito ottenne anche una cattedra che mantenne fino al 1877.
Vinse nel 1820, durante gli studi, vari premi e nel 1826 un corso di perfezionamento a Roma, dove realizzò i suoi primi lavori.
Nel 1836 partecipò all’Esposizione di Milano con un quadro rappresentante l’episodio dantesco del Conte Ugolino. L’opera suscita interesse e ammirazione sia tra il pubblico che tra i critici, cosa che dà al pittore la sicurezza e la spinta per cimentarsi nello studio dell’intera opera dantesca.
Il 18 gennaio 1837, però, le condizioni economiche del pittore non sono delle più felici: a quella data, infatti, risale un autoritratto che raffigura il pittore nel suo studio. Alla base del disegno si legge: “Ho moglie, ho tre figlie e non ho un soldo!!! … Buon proseguimento d’Anno!…”.
Tra il 1842 e il 1857 si occupa degli affreschi della Sala Dante e della sala di Lettura della Biblioteca Palatina. Nel 1853, contattato dal Dittatore delle Province Parmensi Carlo Farini, Francesco inizia la realizzazione di un impegnativo progetto: creare una serie completa di immagini relative all’Inferno per le celebrazioni legate al sesto centenario della nascita di Dante Alighieri. A causa di problemi economici del committente, l’ambizioso progetto viene ufficialmente fermato, anche se Scaramuzza continuerà i suoi studi privatamente.
L’illustrazione della Divina Commedia, la sua opera più importante, consta di 243 cartoni: 73 per l’inferno, 120 per il Purgatorio e 50 per il Paradiso. Fu esposta per la prima volta a Parma nel 1870, non ancora compiuta ma già a buon punto per poter essere giudicata un capolavoro.
Purtroppo però il suo lavoro subì una sosta proprio nel momento in cui Gustave Dorè (disegnatore, incisore, scultore francese), a conoscenza del programma dello Scaramuzza, pubblicò le proprie illustrazioni dantesche che gli procurarono un grande successo. Dopo la pubblicazione delle tavole del suo antagonista, Scaramuzza comprese che una sfortunata concomitanza di eventi aveva tarpato le ali alla supremazia della sua opera e questo fu il dramma della sua vita.
Gli encomi, le lodi, i riconoscimenti per quadri ad olio e le decorazioni murali lo lasciavano indifferente.
Il prolungato e continuo contatto con il capolavoro dantesco, porta l’artista sissese a cimentarsi anche nella poesia: influenzato dalle opere di Ludovico Ariosto compone un “Poema Sacro”, XXVI canti in ottave. Con gli amici e con i colleghi letterati Francesco è solito definirsi “poeta per procura”, sostenendo di avere poteri medianici e di riuscire a scrivere grazie ai suoi poteri paranormali.
Di idee liberali, travestito da contadino partecipò alle lotte politiche del tempo e rischiò la vita per portare in Piemonte, a Camillo Cavour, l’adesione di Parma allo Stato Sardo.
Parallelamente all’impegno di illustratore di Dante, Francesco Scaramuzza svolse un’attività pittorica di cui restano valide testimonianze nella Pinacoteca di Parma, in diverse Chiese e in collezioni private sparse in Italia ed all’estero.
Francesco Scaramuzza morì a Parma il 20 Ottobre 1886.
Fonte:
https://prolocosissa.jimdofree.com/personaggi/scaramuzza-francesco/
MGF