IL SOGNO DI FRANCESCO

Biografico
Regia di Renaud Fely, Arnaud Louvet – Francia, Belgio, Italia, 2016
durata 90 minuti.
con Elio Germano, Jérémie Renier, Yannick, Renier, Éric Caravaca, Marcello Mazzarella

 

CON UNO STIE CHE SI POTREBBE DEFINIRE QUASI BRESSONIANO, IL FILM SEGUE LE VICENDE DI FRATE ELIA, UNO DEI PIU’ FEDELI COMPAGNI DI FRANCESCO D’ ASSISI

Assisi 1209. Francesco ha appena subito il rifiuto da parte di Innocenzo III di approvare la prima versione della Regola, che metterebbe i fratelli al riparo dalle minacce che gravano su di essi. Intorno a lui, tra i compagni della prima ora, l’amico fraterno Elia da Cortona guida il
difficile dialogo tra la confraternita e il Papato: per ottenere il riconoscimento dell’Ordine, Elia cerca di convincere Francesco della necessità di abbandonare l’intransigenza dimostrata finora, accettando di redigere una nuova Regola. Ma che cosa resterebbe del sogno di Francesco?

Nel libro “I Papi. Storia e segreti” di Claudio Rendina a proposito di Innocenzo III si legge: “Poco poteva essere lo spazio lasciato a certi movimenti pauperistici; si salvarono soltanto quelli che seppero mantenersi nei limiti dell’idealizzazione di una virtuosa vita cristiana, senza atteggiarsi troppo a condannare chi stava in alto, finendo per concordare una Regola e il riconoscimento del loro movimento come vero e proprio ordine religioso in seno alla Chiesa“. La sequenza di apertura, con il pontefice che ritiene utile per i porci la prima stesura della Regola francescana, chiarisce in modo efficace quanto sopra descritto.
Fely e Louvet sono assolutamente consapevoli di essere stati preceduti nel raccontare la figura del poverello di Assisi da nomi come Rossellini, Cavani, Zeffirelli e forse proprio per questo focalizzano la loro attenzione sul rapporto con frate Elia in cui si sviluppa il processo di trasformazione dello spirito originario del francescanesimo. Con uno stile che si potrebbe definire quasi bressoniano ci viene proposta la vicenda dal punto di vista dello stesso Elia del quale si mostra l’adesione allo spirito del fondatore nonché un’amicizia sincera che entrano in conflitto con l’esigenza ‘politica’ di ottenere un riconoscimento ufficiale. Il quale può essere ottenuto solo attenuando la radicalità evangelica ed accettando compromessi che Francesco non può fare propri.
La sceneggiatura, suddividendo la narrazione in capitoli dedicati a personaggi diversi della prima comunità francescana e grazie a una sentita adesione di Elio Germano e di Jeremie Renier ai reciproci personaggi, ci pone di fronte ad un dilemma che attraversa i secoli e si ripropone costantemente sia in movimenti religiosi che laici. Quanto la spinta iniziale può stemperarsi nel corso del tempo con la convinzione che il fine resti immutato ma che i mezzi per raggiungerlo debbano adattarsi alle contingenze?
Non è poi affatto casuale che un film come questo, che riflette sullo spirito evangelico, veda la luce degli schermi nel momento in cui a Roma siede il primo pontefice che abbia assunto il nome del santo di Assisi mandando un segnale preciso alla Chiesa universale.

Giancarlo Zappoli – MyMovies.it

LE RECENSIONI

“San Paolo è la Dottrina, Sant’Agostino il Pensiero, ma San Francesco è qualcosa di più: un’Utopia incarnata la cui forza ha attraversato i secoli concretizzandosi ora nel mandato di Papa Bergoglio, che simbolicamente ne ha assunto il nome. Parte da quest’assunto il film dei francesi Renaud Fély e Arnaud Louvet (…). Bressoniana, e quindi « francescana» nello stile, la pellicola è divisa in capitoletti di esile ordito e tuttavia, anche grazie agli interpreti, le figure dei due protagonisti emergono vivide e convincenti: Elio Germano è un Francesco poetico e sognatore, Jérémie Renier conferisce a Elia una qualità molto umana di dubbio e crisi di coscienza.”
(Alessandra Levantesi Kezich, ‘La Stampa’, 6 ottobre 2016)

 

“Le attenzioni del cinema per il Poverello di Assisi sono state tante: da Rossellini a Zeffirelli alle tre rivisitazioni compiute da Liliana Cavani.
Questo nuovo film francese, recitato in francese anche dagli italiani del cast a partire da Elio Germano, concentra il suo misuratissimo svolgimento su un dilemma di natura politica. (…) La riscrittura della Regola, dice il film, condusse sì al riconoscimento pieno ma a prezzo di rinunce: soprattutto al principio che ci si debba ribellare alla gerarchia se lo si ritiene giusto.”
(Paolo D’Agostini, ‘La Repubblica’, 6 ottobre 201)

 

“Nuova incursione del cinema nelle vicende del Poverello d’Assisi, questa volta scritta e diretta da due registi francesi, Renaud Fély e Arnaud
Louvet, che hanno voluto ‘essere con lui’ nella più spoglia delle autenticità possibili, con un minimo di mediazione artistica, prendendo assai più a modello la lezione didascalica di Roberto Rossellini, piuttosto che le interpretazioni tormentate e radicali di Liliana Cavani o l’elegante spettacolarità di Franco Zeffirelli. Non hanno voluto seguire alcuna biografia e nemmeno legarsi ai testi ufficiali del francescanesimo ma avvicinarsi il più possibile alla figura umana di Francesco, sempre attuale (…). Sogno e realtà, utopia e storia: dal 1209 agli ultimi giorni terreni del santo, il film approccia con un rigore ‘francescano’ la dialettica tra la visione del fondatore e la necessità di incarnarla in una
Regola – il cui cammino fu realmente tribolato – approvata dalla Chiesa, per mantenere una purezza teologica e assicurare una correttezza dottrinale, quando in quell’epoca il pauperismo assumeva anche derive ereticali.
(Luca Pellegrini, ‘Avvenire’, 7 ottobre 2016)

 

“Non è un biopic su San Francesco l’esordio in regia del duo francese Fély-Louvet, bensì una riflessione profonda sul peso di un’utopia
rivoluzionaria di fronte allaV mediocrità e all’ipocrisia del Potere.
La figura e le gesta sempre attuali di Francesco si prestano alla perfezione, per credenti e non, all’obiettivo così come l’obiettivo dei registi è solido dentro a un’arte povera e ‘naturale’. Germano e Renier incantano.”
(Anna Maria Pasetti, ‘Il Fatto Quotidiano’, 6 ottobre 2016)

MGF