Regia di Ilker Çatak – Germania, 2023 – 98′
con Leonie Benesch, Leonard Stettnisch, Michael Klammer
Dopo “Perfect Days”, “Il ragazzo e l’airone” e “Past Lives”, la Lucky Red porta al cinema nei primi mesi del 2024 un altro titolo di grande forza espressiva: “La Sala Professori” (“Das Lehrerzimmer”) di Ilker Çatak, film tedesco passato con successo alla Berlinale73 e in corsa agli Oscar nella categoria miglior film internazionale (la stessa di “Io Capitano”). Uno sguardo in chiaroscuro sul mondo scolastico, tra corpo docente, alunni e genitori. Un affresco sociale che esplora pregiudizi, fragilità, omissioni e colpe, evidenziando alla fine un’amara sconfitta educativa. Ottima la prova della protagonista Leonie Benesch (“Il nastro bianco”, “Lezioni di persiano”). La storia: Germania, oggi. La giovane Carla Nowak è un’insegnante di scuola al primo incarico. Crede nel dialogo, nella fiducia verso i suoi piccoli allievi e nei nobili compiti dell’istituzione. Quando in classe si verificano dei furti di denaro e tra i sospettati finisce un suo allievo, Carla decide di indagare. I suoi buoni propositi però attivano una serie di conseguenze inaspettate, per lo più sconfortanti… “Volevamo analizzare un sistema, riflettere sulla nostra società. La scuola è un buon punto di partenza, è come un laboratorio”. Così il regista tedesco Ilker Çatak, tracciando il perimetro del suo film. Scritto insieme a Johannes Duncker, “La Sala Professori” sorprende per lo sguardo sociale e al contempo introspettivo, che ricorda tanto la forza espressiva dei primi (magnifici!) film di Susanne Bier tra cui “In un mondo migliore” (2010). L’opera di Çatak mostra come un’efficace istantanea il nostro presente, quello della Germania e dell’Europa tutta, dove sembrano saltati il dialogo e la cooperazione tra docenti e genitori, lasciando i più piccoli a farne le spese. Non è però un racconto che si muove sulla polarizzazione bianco-nero, bene-male. In campo ci sono attanti solitari, che si sentono detentori di certezze, costantemente sotto attacco, e che agiscono non pensando alle conseguenze delle proprie azioni. Seppure animata da valide e nobili intenzioni, la prof.ssa Nowak attiva un’escalation di tensioni e conseguenze che si abbattono sull’alunno più brillante della classe, Oskar (Leo Stettnisch), figlio di immigrati che sconta già un prezzo alto in termini di integrazione. A complicare la situazione è la reazione della madre di Oskar (Eva Löbau), che sentendosi infangata si avvia allo scontro con la Nowak, non pensando alla serenità del figlio. Così, sul volto del piccolo Oskar si leggono alla fine del film tutte le amarezze di un mondo adulto che antepone le regole alle persone, l’Io al Noi, la cultura del sospetto al dialogo. Un bambino che finisce con il perdere l’innocenza per sperimentare prematuramente lampi di livore ed esclusione. A conquistare del film “La Sala Professori” è di certo la regia di Ilker Çatak, così attenta e misurata, capace di esplorare le pieghe del reale con la tensione di un thriller psicologico, dove la ricerca della verità si fa sfaccettata e sfocata. Lo stile narrativo di Çatak sembra muoversi nel solco del “pedinamento del reale”, richiamando Zavattini e la lezione neorealista, come pure la scuola del cinema sociale europeo odierno dove figurano i fratelli Dardenne. “La Sala Professori” è un film intenso, da vedere, girato e interpretato magnificamente.
Recensione della Commissione Nazionale Valutazione Film della Conferenza Episcopale Italiana
Tematiche: Bambini, Dialogo, Donna, Educazione, Emarginazione, Famiglia, Famiglia – genitori figli, Giustizia, Media, Metafore del nostro tempo, Politica-Società, Razzismo, Scuola
Ci sono momenti nella storia della cultura in cui la scuola ben si presta a essere specchio della società
La sala professori fotografa con la giusta drammaticità lo stato di un’istituzione in grossa crisi, esogena e endogena, in cui il rispetto che un tempo era precetto è stato sostituito dal sentimento umorale, per cui all’insegnante si dà retta finché è simpatico, sa intrattenere, non si fa scudo con il suo ruolo, perché allora quello scudo, sebbene di latta, diventa subito il bersaglio del tiro incrociato di alunni e genitori.
La distanza si misura in una stanza. La sala professori, nello specifico, evocata fin dal titolo (anche in versione originale) di un’opera che scandaglia la società scegliendo la missione didattica come metro di giudizio.
Recensioni
3,6/5 MYmovies
4/5 Sentieri selvaggi
4/5 Cinematografo.it
CONSIGLI DI LETTURA SU SCUOLA ED EDUCAZIONE
IL DANNO SCOLASTICO, Paola Mastrocola, Luca Ricolfi
Paola Mastrocola e Luca Ricolfi per la prima volta insieme in un libro per denunciare a due voci il paradossale e tragico abbaglio della scuola democratica, che, nata per salvare i più deboli, oggi di fatto ne annega le speranze. Sì, è così: una scuola facile e di bassa qualità allarga il solco fra ceti alti e ceti bassi. Un disastro, di cui rendere conto e chiedere scusa, ai ragazzi e alle loro famiglie.
LA SCUOLA CI SALVERÀ, Dacia Maraini
Cosa è successo alla scuola? Come possiamo risollevare le sorti dell’istituzione più importante per il futuro del Paese dopo una fase difficile come quella che sta affrontando? Dovremmo partire dagli insegnanti motivati e capaci che la sorreggono nonostante i molti ostacoli e dal serbatoio di vitalità degli studenti. E poi naturalmente occorre ridare all’istruzione le risorse e la centralità che merita. La scuola può fare la differenza, soprattutto in momenti di crisi.
PAROLE DI SCUOLA, Mariapia Veladiano
Mariapia Veladiano, dopo più di vent’anni nella scuola, prima come insegnante e poi come preside, la conosce bene, la scuola. Conosce i ragazzi, l’energia che corre tra i banchi, le adolescenze fatte di paura e desiderio, il futuro che promette, e insieme minaccia. Conosce le parole della scuola – paura, entusiasmo, vergogna, condivisione, integrazione, esclusione, empatia, identità, equità – e il suono che fanno tra i banchi.
PERCHE’ DEVO DARE RAGIONE AGLI INSEGNANTI DI MIO FIGLIO, Maria Teresa Serafini
Negli ultimi anni si percepisce un disagio, una tensione nei rapporti tra la scuola e la famiglia. In passato i genitori affidavano i figli ai loro insegnanti con fiducia, perché “l’insegnante ha sempre ragione”: non c’era discussione, in caso di divergenze non c’erano dubbi su chi dovesse guidare le scelte e i comportamenti dei ragazzi. Ora sembra essere girato il vento: l’insegnante ha perso molte certezze, la sua carriera è spesso una corsa a ostacoli e, in mancanza di stima per il ruolo, cala la fiducia e si misurano e valutano tutti i suoi comportamenti.
MGF